Usa, il lavoro rallenta: lo spettro socialista sulla gestione Bide
Ritiene che la sua missione sia contrastare questa deriva, creando in casa un’economia più inclusiva che tagli le gambe a disuguaglianze e populismi, e contrastando le potenze revisioniste globali con le alleanze. In altre parole, dimostrare nella pratica che la democrazia funziona e risponde alle necessità della gente. Perciò sente il dovere di essere un presidente trasformativo, e anche se Trump lo dipingeva come un vecchietto minato dalla demenza senile, nei primi cento giorni ha fatto quasi più di Obama in otto anni. Perché Barack era un intellettuale con una storia personale che incarnava il cambiamento, ma non conosceva bene la macchina di Washington e spesso esitava proprio per la sua natura cerebrale. Joe invece ha fatto politica per quarant’anni, ed è un praticone che sa come funziona il potere. Perciò si rende conto di avere poco tempo, non tanto perché la ricandidatura nel 2024 è incerta, ma perché se i democratici perderanno almeno una Camera nelle elezioni midterm del prossimo anno, come accade in genere ad ogni presidente, la sua agenda legislativa resterà paralizzata. Ha un anno, in sostanza, perché il prossimo maggio saremo già in campagna elettorale, e dall’esito di quel voto dipenderà la ricandidatura di Trump nel 2024.
In politica estera ha un po’ più di margine, perché anche se il Congresso tornasse repubblicano, lui resterebbe comunque alla guida per altri due anni, seppur azzoppato. La sfida geopolitica già in corso con Pechino e Mosca però non gli consente la stasi, e si vede, dal rilancio dell’alleanza con gli europei, gli attriti con Xi e l’accusa a Putin di essere un killer, l’accelerazione dell’agenda clima, il ritiro dall’Afghanistan, la ripresa della trattativa nucleare con l’Iran, e ora l’apertura a liberalizzare i vaccini. Il senso di giustizia verso i paesi più poveri ha certamente avuto un peso su questa scelta, ma forse ha contato di più la necessità di contrastare la diplomazia del Covid messa in atto con successo da Cina e Russia, anche se i loro rimedi non sono abbastanza efficaci o non esistono proprio. Biden doveva immunizzare prima i suoi cittadini, perché in nessun campo può offrire il fianco alla retorica «America First», che lo accuserebbe di dare la precedenza agli stranieri. Perciò spesso i suoi toni ricordano quelli di Donald. Ma l’obiettivo, socialismo o no, resta quello di tracciare una via opposta, e percorrerla in fretta.
LA STAMPA
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