Gli affari segreti in Serbia di Marco Zanni, l’uomo di Matteo Salvini
di Vittorio Malagutti e Carlo Tecce
Il leghista Marco Zanni, capo del gruppo dei sovranisti di Identità e Democrazia al Parlamento europeo e sensale di Matteo Salvini presso i governi di estrema destra, ha già lasciato parecchi ricordi di sé in Europa. Una volta si scusò con gli italiani di CasaPound e i greci di Alba Dorata perché i colleghi onorevoli di sinistra non furono ospitali quando visitarono Bruxelles per declamare la morte della moneta unica. Un’altra volta si beccò il rimprovero di Jean Claude Juncker perché si rifiutò di alzarsi in piedi nel giorno del suo congedo da commissario. Un’altra ancora subì, con iniezione monodose e con sguardo corrucciato, una lezione di economia da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Quello che invece Zanni non ha lasciato in Europa, nel rispetto della trasparenza, sono le dichiarazioni dei suoi affari in Serbia. Eppure l’agognato ingresso di Belgrado in Europa è un argomento costante nelle sue esternazioni, assai apprezzate dai politici e dai giornali balcanici. Anche perché, fin dal primo mandato a Bruxelles, il 36enne Zanni fa parte della «delegazione al comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione tra l’Unione europea e la Serbia».
La folgorazione per la Serbia fu immediata. Già nel settembre 2017, il bergamasco di Lovere, appena fuoriuscito dai 5 Stelle per aggregarsi alla Lega, guidava un gruppo di imprenditori lombardi nella florida provincia della Vojvodina per incitarli a investire nel mercato libero di un Paese candidato a entrare in Europa e però ben saldo nelle sue tradizioni e influenze russe. Il primo a provarci fu lo stesso Zanni nel febbraio 2018 quando aprì a Belgrado con la famiglia e alcuni amici bergamaschi la società Only the brave, solo i coraggiosi, proprio mentre stava per rendere ufficiale il suo approdo nella Lega di Matteo Salvini, più affine ai suoi ideali politici e alle sue visioni europee. Per arrivare a Belgrado, però, Zanni &Co. hanno fatto un giro largo che parte da una strada di campagna di Viimsi, villaggio al nord di Tallin, la capitale dell’Estonia, avamposto dell’Unione europea che confina con la Russia.
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