Storari: fu Davigo a dirmi di dargli i verbali segreti. L’inchiesta sul «corvo» verso Brescia
L’indicazione contenuta nella relazione di Greco sarebbe dunque stata frutto di un suo errore di comprensione, che ha radicato per due settimane la competenza dell’indagine sulla violazione del segreto nella Procura sbagliata. All’inizio della prossima settimana il procuratore di Brescia Francesco Prete andrà nella capitale per una riunione di coordinamento con il collega Prestipino, e all’esito della riunione è assai probabile che il fascicolo venga trasmesso per competenza a Brescia, città dove vengono giudicati gli ipotetici reati commessi da magistrati milanesi nel loro distretto.
Le garanzie di Davigo
Dopo aver ricevuto l’indicazione precisa sul luogo della consegna, i pm di Roma si sono limitati a raccogliere solo una generale ricostruzione anticipata da Storari sul movente del proprio gesto, vale a dire le ragioni per cui riteneva inerti il procuratore e gli aggiunti Laura Pedio e Fabio Di Pasquale rispetto alla necessità di verificare le dichiarazioni di Amara. Ma il pm milanese ha voluto specificare che è stato lo stesso Davigo a rassicurarlo sulla possibilità di consegnargli i verbali senza violare alcuna regola o legge, giacché i consiglieri del Csm possono consultare e ricevere anche atti segreti. Una garanzia alla quale aggiunse che poi avrebbe pensato lui a muovere i passi giusti all’interno dell’organo di autogoverno.
In effetti Davigo parlò delle dichiarazioni di Amara sulla loggia «Ungheria» al vicepresidente David Ermini, al procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, al primo presidente Pietro Curzio e ad altri consiglieri, ma senza atti formali. E ieri Ermini ha smentito di aver mai avuto dall’ex consigliere un appunto scritto.
I ricordi di Morra
Dopo la riunione della prossima settimana, probabilmente alla presenza del pg Salvi, a Roma resterà l’indagine sulle spedizioni anonime del «corvo», che ha recapitato gli stessi verbali consegnati da Storari a Davigo, a due giornalisti e al consigliere del Csm Nino Di Matteo. Il quale ha denunciato il «dossieraggio » ai danni del collega Sebastiano Ardita (tirato in ballo nelle dichiarazioni di Amara), di cui è rimasto amico a differenza di Davigo che ha interrotto ogni relazione.
Una spaccatura tra magistrati che continua a provocare reazioni sul fronte politico. Ieri il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra (che venerdì ha riferito alla Procura di Roma di essere stato pure lui informato da Davigo un anno fa dell’esistenza di quei verbali, col riferimento a Ardita), ha aggiunto di essere andato ora dai pm romani «su suggerimento» dello stesso Ardita e di Di Matteo. E ha così spiegato la ragione per la quale era andato a cercare Davigo avendo saputo che si erano rotti i rapporti tra i due leader della corrente di Autonomia e indipendenza: «Lavoravo affinché quel gruppo recuperasse uno spirito di dialogo interno che li rendesse nuovamente punti di riferimento per quanto riguarda la mia azione in termini di politica giudiziaria».
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