Cancelleri: “Ponte sullo Stretto pronto in 10 anni, diventerà il simbolo della ripartenza”
Luca Monticelli
ROMA. Per i tecnici del Mit il ponte sullo Stretto di Messina si farà, non è più rimandabile. Il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, esponente siciliano pentastellato, spiega il piano del governo per realizzare l’opera. Il ministro Enrico Giovannini, infatti, due giorni fa ha trasmesso al Parlamento la relazione sul ponte voluta dal precedente esecutivo. Ci vorranno «10 anni per farlo», spiega Cancelleri. «Sarà a tre campate, ci passerà la ferrovia e verrà pagato dallo Stato». Segnerà «la ripartenza dell’Italia. Il Movimento 5 Stelle si sta confrontando, speriamo di coinvolgere presto anche i cittadini».
Perché serve il ponte sullo Stretto?
«Per lo sviluppo del territorio e dell’Italia. L’attraversamento
stabile dello Stretto coniuga una serie di fattori molto importanti. Il
primo è quello nazionale: l’Italia, da centro geografico del
Mediterraneo, si trasforma in centro commerciale, diventando una
piattaforma logistica di collegamento con il mercato nord europeo e con
il continente africano. Oggi le navi dirette verso Suez passano dal
canale di Sicilia, ci salutano e proseguono per altri lidi perché non
abbiamo infrastrutture da offrire. E poi non dimentichiamo il trasporto
dei cittadini: il ponte finalmente garantirebbe la continuità
territoriale. Per dirla con una battuta: l’alta velocità da Milano a
Palermo conviene tanto a Milano quanto a Palermo».
È stata bocciata l’idea del tunnel sottomarino, un’idea lanciata dall’ex premier Giuseppe Conte.
«In realtà Conte parlò di “miracolo di ingegneria”, non proprio di un
tunnel. Però grazie al suo intervento l’allora ministra De Micheli mise
in piedi la commissione che ha presentato questo documento. I tunnel
sono stati dichiarati dai tecnici troppo onerosi e più pericolosi per i
rischi sismici».
In quanto tempo potrebbe essere realizzata l’opera?
«Dipende dalle leggi e dai procedimenti autorizzativi. Se dovessimo
costruire quest’opera con il Codice degli appalti attuale ci vorrebbe
un’eternità. Invece con delle semplificazioni in grado di creare corsie
preferenziali, in dieci anni potrebbe essere realizzata».
Pagherà lo Stato?
«Il dibattito è aperto. Tutte le forze politiche dicono che è
un’infrastruttura nazionale e io sono d’accordo. Quindi deve essere
pagata con i soldi dell’Italia e non con i fondi che spettano al Sud».
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