Il politicamente corretto è un nemico immaginario
di Michela Murgia
C’è una linea diretta che collega le svarionate televisive alla Pio e Amedeo, gli editoriali che strillano alla dittatura del politicamente corretto e le polemiche sul presunto revisionismo di Biancaneve. Questa linea è il potere che attribuiamo alle parole, ma soprattutto il potere che le parole attribuiscono a noi; non a tutti però, ma solo chi può permettersi di sceglierle, per se stesso e per gli altri. Lungo quella linea, tutt’altro che sottile, chi lavora con le parole sa che controllare il linguaggio vuol dire controllare il mondo e che la battaglia più importante è impedire all’altro – all’antagonista ideologico – di levarti di bocca le tue parole e metterci le sue.
La
cosiddetta libertà di continuare a dire ricchione, bella figa,
handicappato e negro non è altro che la pretesa di tenere in piedi un
mondo in cui le parole per dire chi sono gli omosessuali, le donne, i
disabili e le persone di altra etnia siano solo quelle scelte dagli
eterosessuali, dai maschi, dai bianchi e dagli abili, che si ergono a
norma e lasciano agli altri il folkloristico compito di essere
l’eccezione. Per proteggere la rivendicazione di questo dominio, da anni
assistiamo alla costruzione di fantasmi lessicali che esistono solo in
forza della frequenza con cui vengono nominati. Le espressioni “cancel
culture” e “politically correct” sono un buon esempio di questa
attitudine a dare per reali fenomeni che nella realtà non esistono.
Entità concettualmente misteriose anche solo per il fatto di essere
state generate in contesti culturali che non sono quelli italiani, la
cancel culture e il politically correct assumono da noi la forma di
nebulose minacce censorie che ci assalgono da ogni cespuglio,
indefinibili e quindi più temibili.
Come accaduto con il fantomatico gender, con i mai trovati anarco-insurrezionalisti o altri oggetti lessicali non identificabili, l’uso di queste espressioni per proteggere il proprio sistema di potere rivela però un ritardo dello sviluppo intellettuale.
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