Il politicamente corretto è un nemico immaginario

Se infatti i bambini a un certo punto dismettono la pratica di farsi compagnia rivolgendosi all’amico immaginario, quelli che non hanno superato lo stadio del pensiero puerile li riconosci perché da adulti parlano ancora con la sua versione incancrenita: il nemico immaginario. Autorevoli editorialisti che occupano da anni le prime pagine dei quotidiani si dipingono come fragili voci minacciate da una misteriosa congrega censoria, che però così potente non deve essere, dato che essi continuano indisturbati a scrivere. Comici televisivi da prima serata si ergono a vittime perseguitate da un’invisibile polizia linguistica, che però non appare mai sul palco a sanzionarli mentre definiscono gli altri usando il proprio privilegio come parametro di normalità. Politici che della ferocia hanno fatto la propria cifra comunicativa dichiarano di sentire violentato il proprio bambino interiore ogni volta che si scorge all’orizzonte un minimo tentativo di riflettere – non modificare, basta volerci riflettere – sull’immaginario delle fiabe.


Il gruppo dominante, per proteggersi, non ha alcuno scrupolo a dipingersi come fragile e in pericolo, decretando le sue vittime come perniciosi liberticidi ogni volta che provano a minare il rapporto di potere consolidato. Vorrei dire loro che non esiste alcuna minaccia alla supremazia del maschio bianco eterosessuale senza disabilità e che forse dovrebbero smettere di descriversi come cuccioli di visone davanti ai feroci pellicciai, ma non sarebbe del tutto vero. La minaccia alla pretesa di lasciare le parole del potere esattamente dove sono già esiste, solo che non si chiama cancel culture e nemmeno politically correct. Si chiama evoluzione sociale, inclusione e allargamento dei diritti. Se la libertà diventa l’opposto della sensibilità e del rispetto, se rivendicarla significa negare ad alcuni il riconoscimento di cui godono tutti gli altri, il problema non sono le parole, ma le intenzioni che ci stanno dietro. Con la parola si creano mondi e per capire che occorre sceglierle bene basterebbe ricordare che in quei mondi dobbiamo andare ad abitarci.

L’ESPRESSO

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