Vaccino Covid e varianti: quali funzionano e quanto dura l’immunità?

di Silvia Turin

Domande e risposte su vaccino e varianti Covid, per fare chiarezza sull’efficacia dei preparati e sulla durata dell’immunità che garantiscono. Ha collaborato Mario Clerici, Ordinario di Immunologia all’Università di Milano e Direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.

Vaccini e varianti: l’efficacia

La casa farmaceutica Pfizer ha dichiarato che non esistono evidenze che sia necessaria una nuova formula del suo vaccino contro le varianti. Che cosa significa?
Il vaccino Pfizer si è dimostrato in grado di proteggere le persone anche nei confronti delle varianti di SARS-CoV-2 più temute. L’ultimo studio in ordine di tempo, svolto in Qatar contro le varianti inglese e sudafricana, ha mostrato una buona efficacia del vaccino, che diventa ottima nella prevenzione di malattie gravi o fatali indotte dal SARS-CoV-2 mutato. Anche Moderna ha buoni risultati, inoltre sta studiando un potenziamento del suo vaccino, che ha generato buoni anticorpi contro la variante sudafricana, e un prodotto specifico formulato contro tutte le varianti, che ha generato anticorpi ancora migliori negli studi clinici di Fase 2.

Come si è arrivati a questo risultato?
Da subito le case farmaceutiche hanno iniziato a fare ricerche nei confronti delle varianti più diffuse (sostanzialmente l’inglese, la sudafricana e la brasiliana) e hanno visto che gli anticorpi indotti dal vaccino sono in grado di bloccarle tutte.

Anche i vaccini a vettore virale come AstraZeneca e Johnson & Johnson sono efficaci contro le varianti?
Sembra che non ci sia una differenza marcata tra vaccini a RNA messaggero e a vettore adenovirale e che tutti siano in grado di difenderci. Riguardo ad AstraZeneca inizialmente c’erano dati che suggerivano che funzionasse meno bene nei confronti della variante sudafricana, ma in studi successivi le analisi si sono dimostrate migliori, specie nei confronti della brasiliana. Tutti e quattro i vaccini in uso oggi in Italia proteggono anche dalle varianti, soprattutto nel prevenire gravi conseguenze da Covid-19. Ricordiamo che in Italia la variante dominante è ormai l’inglese (prevalente al 91,6%), mentre la brasiliana rappresenta il 4,5% dei casi e tutte le altre sono sotto lo 0,5%.

I vaccini cinesi rispondono altrettanto bene?
I vaccini cinesi funzionano meno bene anche nei confronti del virus originario (senza mutazioni significative), perché hanno una protezione massima del 50%. In alcuni Paesi dove sono stati utilizzati, come il Cile o le Seychelles, i contagi sono aumentati nonostante un’altissima percentuale di popolazione immunizzata (rispettivamente il 45% e il 60%).

Dovessero sorgere mutazioni peggiori?
Le autorità di Nuova Delhi dicono che sia Astra Zeneca sia Pfizer sono efficaci contro la variante indiana. con la nuova tecnologica dell’RNA messaggero, nel caso di mutazioni nuove si troverebbe una nuova composizione in tempi abbastanza rapidi: si parla di un paio di mesi dall’inizio del processo all’approvazione.

La durata dell’immunità
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