Razzi, sirene e feriti. A Gerusalemme un giorno di guerra
Fabiana Magrì
Erano passati meno di cinque minuti dalla scadenza dell’ultimatum lanciato da Hamas a Israele per rilasciare i palestinesi arrestati in questi giorni di scontri e per far allontanare polizia e manifestanti ebrei dalla Spianata delle Moschee e dal quartiere est di Sheikh Jarrah. Pochi minuti con il fiato sospeso, dopo le 18 (ora locale), prima che le sirene antimissile iniziassero a risuonare in collina, intorno a Gerusalemme, nelle comunità lungo i tracciati della strada numero 1 e della 443, quella che passa più a nord, attraversando per un tratto la Cisgiordania. La seconda ondata di allarmi si è sentita in tutta Gerusalemme. Tanto da spingere la polizia a evacuare le persone al Kotel – il Muro del Pianto – e a far abbandonare l’aula della Knesset ai parlamentari israeliani.
«Hamas ha varcato una linea rossa», ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Non tolleriamo attacchi al nostro territorio, alla nostra capitale, ai nostri cittadini e ai nostri soldati. Chi ci aggredisce – ha ribadito – pagherà un duro prezzo». Su Twitter, i possibili partner della potenziale coalizione del prossimo governo – il leader di Yesh Atid Yair Lapid, quello di Yamina Naftali Bennett e il capo di New Hope Gideon Sa’ar – si sono schierati compatti a favore di una forte risposta militare. Gerusalemme, scoppia un incendio nella moschea di Al-Aqsa
Dagli Usa, alle prese con la prima grande crisi tra israeliani e palestinesi dell’amministrazione Biden, è arrivata la condanna ai lanci di razzi su Gerusalemme, insieme con l’espressione della preoccupazione per l’escalation delle violenze. Preoccupazione è stata espressa anche dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Gerusalemme, le sirene d’allarme, i razzi che sfrecciano nel cielo e colpiscono la periferia città
Brevi intervalli di silenzio, poi le sirene hanno segnalato il pericolo nelle comunità a sud, intorno alla Striscia di Gaza, dove già da settimane la popolazione israeliana era ripiombata nell’incubo delle corse notturne dentro i rifugi.
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