Elezioni a Roma, Calenda: «Pd responsabile del disastro amministrativo attuale. A gara i servizi Atac»
di Lorenzo De Cicco
Carlo Calenda sembra già uscito dal seminato del centrosinistra: «Dialogo con tutti, cittadini di centro, di destra, di sinistra. Sono 7 mesi che giro la città con questo approccio, parlo di buona amministrazione, di come frenare il declino di Roma, che oggi può sembrare inesorabile, ma non lo è». Scommette su una «campagna civica», il leader di Azione. È convinto di giocarsela: «Al ballottaggio vado io».
In solitaria?
«Le porte sono aperte alle persone di qualità. In 300 abbiamo scritto il programma».
Alle primarie del Pd non correrà, il centrodestra non ha ancora un candidato. Qualcuno in FI ha espresso apprezzamento per il suo nome. Solo un ammiccamento?
«Massima disponibilità a discutere con tutti i cittadini, di qualsiasi partito. Le forze politiche sono un’altra cosa».
Diceva prima: parliamo di contenuti. Cominciamo: come si rimettono in carreggiata i trasporti pubblici malandati della Capitale?
«Il vero problema è la governance dell’Atac. Per la parte dei servizi serve una società unica con le Ferrovie dello Stato e con Cotral (la compagnia delle tratte regionali, ndr). Il 30% dei servizi può essere messo a gara. Poi va creata un’unica agenzia comunale per programmare la mobilità. Lo stesso discorso vale per Ama. Io dico: fuori la politica, bene una grande multi-utility con Acea, poi 8 impianti di ultima generazione, bioraffinerie. Solo così si esce dal paradosso per cui i romani pagano una Tari tra le più alte d’Italia a fronte di un servizio tra i più scadenti».
L’altro grande tarlo di Ama è l’assenteismo record. Il 20% dei netturbini si assenta ogni giorno.
«Sì, è il doppio della media di settore. Servono Gps sui camion, per controllare la produttività, e vanno raddoppiati i cestini, oggi sono la metà di Milano come media pro capite. Roma, in generale, si è svuotata di grandi aziende e poli finanziari, mentre la pubblica amministrazione si indeboliva. Ora col Recovery c’è la grande chance di ridare centralità alla città, un’occasione che non va sprecata. Siamo l’unica grande Capitale che cresce meno del Paese».
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