Giovannini: “Ponte sullo Stretto, evitare i pregiudizi non chiuderemo i porti”

Niccolò Carratelli

Ci tiene a precisare subito il nome del suo ministero, «perché lo sbagliano tutti, lo abbiamo chiamato “delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili, l’aggettivo riguarda entrambe ed è importante». Enrico Giovannini non nasconde la soddisfazione per questa esperienza di governo: «C’è una collaborazione molto buona con tutti i ministri, a prescindere dal colore politico – spiega – Magari ci sono opinioni diverse, ma i rapporti sono ottimi». Anche sui tempi delle riaperture e sulla fine del coprifuoco? «Come ha detto Draghi, tutti vogliamo riaprire, ma la prudenza è d’obbligo: la cabina di regia troverà un punto di sintesi e poi il governo deciderà». Nell’intervista con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, per la trasmissione “30 minuti al Massimo” (disponibile su lastampa.it), Giovannini ha affrontato tutti i dossier caldi del dibattito politico, partendo dall’emergenza a Lampedusa, per il massiccio sbarco di migranti.

Lei ha la competenza sui porti e sulla Guardia Costiera, oltre a far parte della neonata cabina di regia, proposta dalla ministra Lamorgese. Come si affronta questa nuovo allarme?
«La cabina di regia ha svolto la prima riunione, stiamo ragionando su varie opzioni, ben sapendo che questo è un problema strutturale, che ora diventa più visibile per le condizioni meteo favorevoli. Credo che la Guardia Costiera faccia un lavoro straordinario nel salvare vite umane in mare e questo non è in discussione, è la prima cosa da fare. Poi certo serve un’azione diplomatica, un coordinamento europeo, considerando le diverse variabili nei Paesi di partenza dei migranti e azioni sul nostro territorio».

Quindi possiamo dire che con il governo Draghi i porti sono e resteranno aperti?
«Ci sono chiare norme vigenti, ancora più importanti da rispettare in epoca di Covid: bisogna salvare le persone e metterle in sicurezza dal punto di vista sanitario. Ma ci sarà una sintesi politica complessiva, che spetta al presidente Draghi e al governo nella sua collegialità».

Dai porti ai ponti, quello famigerato sullo stretto di Messina è un progetto che torna in auge, nonostante non sia inserito nel PNRR?
«Oggi ci sono alcune condizioni diverse rispetto al progetto originario, dal punto di vista economico, normativo e trasportistico. Ad esempio, c’è la novità della linea ferroviaria ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria, quella sì inserita nel Piano di Ripresa e Resilienza. La relazione tecnica della commissione istituita al ministero è stata inviata al Parlamento: vengono scartate le ipotesi dei tunnel, mentre si suggerisce di fare uno studio di fattibilità tecnico-economica sulle soluzioni del ponte a una o a più campate. In quest’ultimo casa servono anche analisi sismiche, perché la posizione del ponte sarebbe diversa, più vicina a Reggio calabria e a Messina. Sulla base di questa relazione ci sarà un dibattito pubblico».

Quindi da parte sua non c’è un pregiudizio negativo di partenza…
«Io invito sempre a discutere sui fatti e a prendere decisioni informate, abbandonando il dibattito ideologico a cui abbiamo assistito in passato. Ci sarà una discussione tra le forze politiche, in Parlamento e nell’opinione pubblica, poi si deciderà se fare o meno questo studio di fattibilità».

Da un’opera tutta sulla carta a un’altra da tempo in esecuzione: sulla linea ad alta velocità Torino-Lione nessun ripensamento, giusto?
«L’opera è in esecuzione, sulla tratta europea c’è un accordo definito e approvato dal Parlamento. Sulla tratta nazionale serve la progettazione e il dibattito pubblico, così da ragionare sul tracciato e sulle opere compensative, coinvolgendo i cittadini. Più in generale, l’alta velocità ha cambiato la vita dei territori in cui è arrivata: per questo è fondamentale che anche al Sud ci sia questa opportunità, con il completamento della linea Salerno-Reggio e con la Napoli-Bari».

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