Vaccini in azienda: si parte da alimentare e commercio

La vaccinazione nelle aziende partirà da industrie alimentari e stabilimenti in cui si fabbricano articoli in pelle. I due settori figurano in cima all’elenco delle priorità che scandiscono il piano stilato dall’Inail e che adesso dovrà essere firmato dai ministri competenti – primi fra tutti quello del Lavoro, Andrea Orlando, e della Salute, Roberto Speranza – e poi passare in Conferenza Stato Regioni per il via libera ufficiale previsto per gli inizi della settimana prossima. Al momento il documento è in fase di bozza: HuffPost ha avuto modo di consultarla.

Tre le classi di priorità individuate per lo svolgimento di quella che si annuncia uno snodo fondamentale della campagna di immunizzazione in corso nel Paese, a cui stando a quanto ha dichiarato il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, si arriverà per gli inizi di giugno. Vale a dire la vaccinazione nelle aziende, che interesserà una platea potenziale di 17milioni 872.220 lavoratori – dei quali 12.384.570 non hanno ancora ricevuto neanche una dose di vaccino, mentre 5milioni 487.650 risultano, in parte o totalmente, già vaccinati. Ma come sono state definite le priorità delle tre classi di rischio e compilate le tabelle nelle quali le attività produttive figurano sulla base dei codici Ateco? Quattro i criteri utilizzati: oltre all’esposizione, aggregazione e prossimità – parametro già utilizzato per decidere sulle riaperture l’anno scorso – la valutazione è stata basata sulle evidenze scientifiche del rischio di contagio negli ambienti lavorativi, sui focolai nei contesti produttivi e sulle denunce presentate per infortuni da Covid e registrate dall’Inail fino al 31 marzo scorso. Quanto alle tre classi di priorità gli addetti in totale sono 6.839.650, dei quali 4.754.310 già vaccinati, in parte o totalmente. Il commercio al dettaglio, il settore dei trasporti oltre alle industrie alimentari e gli stabilimenti in cui si fabbricano articoli in pelle, figurano nel gruppo di priorità elevata insieme alla gestione delle reti fognarie, alle attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ai servizi di ristorazione, ai servizi di vigilanza, alle attività sportive, di intrattenimento e divertimento fino ai servizi per la persona come parrucchieri ed estetisti – per citare alcuni ambiti – nella prima tabella sono inserite 27 attività produttive, 28 nella seconda, che comprende, tra le altre, le coltivazioni agricole, pesca acquacoltura e poi le industrie tessili e quella delle bevande, le attività editoriali e le telecomunicazioni, la fabbricazione di prodotti chimici e le attività di organizzazioni associative. Settore, questo, nel quale ricadono parrocchie ma anche tutti gli altri riti religiosi.

Quasi sei milioni – 5.954.620 per l’esattezza – i lavoratori in totale, dei quali 733.340 già vaccinati, in parte o totalmente.

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