Alla Amministrative c’è la corsa a dire no. Centrodestra in alto mare, accordo impossibile Pd-M5S

Pietro De Leo

C’è un segno che marca il cambiamento dei tempi della politica, delle identità squagliate e, soprattutto, di certe ritualità disgregate nel confronto tra forze politiche che rendono più difficili i punti di incontro. Ed è il caos amministrative. Un comun denominatore trasversale, che in questo momento affratella centrodestra e centro sinistra, con una costante laterale: ossia il rifiuto di molte personalità che avrebbero potuto, legittimamente, rappresentare un fattore di leadership nelle grandi città. Un tempo, fare il Sindaco in una città come Roma, Milano o Napoli valeva quanto un ministero, e magari dare luogo ad esperienze destinate ad essere ricordate. La Milano di Tognoli, la Roma di Petroselli, la Bologna di Guazzaloca. Oggi, invece, è una retromarcia, un po’ ovunque e con chiunque. E i partiti in confusione.

Nel centrodestra, l’ultimo caso è stato quello di Gabriele Albertini, a Milano. Era attesa per ieri la sua risposta, dopo poco meno di un mese passato sul ballatoio pubblico. Ha detto di no, lasciando tuttavia la porta aperta come vicesindaco e per formare una lista civica, a sostegno del centrodestra. La sua candidatura, per quanto rimasta virtuale, è finita nel tritacarne dei rapporti un po’ complicati tra i partiti del centrodestra. Albertini era sostenuto con molta convinzione da Salvini, con più tiepidezza da Forza Italia (trapelavano i dubbi di Berlusconi), e non riscontrava il favore di Fratelli d’Italia. Poi, dopo settimane, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno detto si pieno, ma è stato Albertini a dire di no. E ora si è da capo a quindici. Il nome più forte che aleggia quello di Maurizio Lupi. Gira da giorni e ieri Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, intervenendo a Skytg24, lo ha definito un «candidato eccelente» e che gli azzurri ne parleranno con gli alleati. Tra cui, però, pare che Lupi non incontri molto favore da parte della Lega, almeno al momento. Non sono un mistero, infatti, certe diverse sensibilità politiche tra l’esponente centrista e il partito di Salvini. Altro nome che era circolato, quello di Riccardo Ruggiero, manager con un passato remoto nella galassia imprenditoriale berlusconiana.

Da Milano si scende giù, nell’altro punto dolente del centrodestra, Roma. Qui la situazione è ancora di stallo su Guido Bertolaso. L’ex capo della Protezione Civile, attualmente coordinatore della campagna di vaccinazione in Lombardia, è da mesi strenuamente sostenuto da Lega e da Forza Italia. No, però, da Fratelli d’Italia che però ha dato l’assenso negli scorsi giorni. Solo che oramai è Bertolaso che dice di no. In realtà non da oggi, ma sono svariati mesi che declina l’ipotesi. Soltanto che, raccontano, mentre prima era un «no» flessibile, ora il guado sarebbe stato passato, ed è diventato un no fermo. A nulla, per il momento, sta valendo l’ondata di telefonate sia da esponenti politici che di altri mondi per far cadere il muro del rifiuto.

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