Letta spinge per fare le riforme. E non vuole elezioni prima del 2023

di Maria Teresa Meli

E se Matteo Salvini stesse pensando di staccare la spina alla legislatura prima del tempo per andare al voto nel 2022? È la domanda che si stanno ponendo in questi giorni al Nazareno e nel centrosinistra in genere. Nei colloqui privati tra i big di quell’area è diventato un interrogativo ricorrente. E sabato scorso è stato il segretario della Cgil, Maurizio Landini, a dare voce pubblicamente a questi timori: «Salvini dice che non si possono fare le riforme e che è pronto a votare Draghi alla presidenza della Repubblica. Insomma, sembra che non abbia in testa l’idea che questa legislatura duri molto».

Dunque, nel centrosinistra ci si chiede, con una certa preoccupazione, quali siano le reali intenzioni di Salvini. Ne parlava l’altro giorno con qualche compagno di partito la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani: «Salvini mi sembra piuttosto confuso e preoccupato dall’ascesa della Meloni. E più i sondaggi confermeranno questo trend più lui vorrà andare a votare». Parole analoghe a quelle del portavoce di Base riformista, Andrea Romano: «Salvini continua a fare due parti in commedia per paura di un’emorragia di consensi verso Giorgia Meloni e punta al voto nel 2022 per arginarla».

Già, l’idea che sta maturando nel Pd è che il leader leghista, visti i sondaggi che danno il suo partito in costante flessione e FdI in crescita, possa pensare che sia più opportuno sfilarsi dal governo. E le elezioni nel 2022 coglierebbero impreparato il centrosinistra, perché dem e Movimento 5 Stelle, nonostante le reciproche rassicurazioni di Giuseppe Conte ed Enrico Letta, hanno ancora bisogno di tempo per dare vita a un’alleanza che sfidi il centrodestra nelle urne. «Sono convinto che alle Politiche andremo alleati con i 5 Stelle», è il ragionamento del segretario dem. Il quale però immagina uno scenario del genere nel 2023. Anche per questa ragione il Pd sta cercando di evitare che Forza Italia torni a saldarsi con Lega e FdI, perché se dal governo si sfilassero anche gli «azzurri» il voto anticipato diventerebbe una certezza. «E pur di andare a votare Salvini contribuirebbe all’elezione di Draghi al Quirinale», dice un autorevole esponente dem.

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