Organizzazione mondiale della Sanità, errori da non ripetere



Il responsabile di questo clamoroso inciampo ha un nome e un cognome: Tedros Adhanom Ghebreyesus. Tedros fu contestatissimo ministro della salute in Etiopia dal 2005 al 2012; nel 2017, in virtù delle sue capacità di manovra, venne nominato direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità. Confermò all’istante di essere un politico abilissimo, grande tessitore di relazioni con i governi: appena elevato alla guida dell’Oms — ricorda Zambon — nominò il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe (suo grande elettore), «Goodwill Ambassador per le malattie non trasmissibili». E — a motivare la nomina — definì lo Zimbabwe «un Paese che mette al centro delle sue politiche la copertura sanitaria universale nonché la promozione della salute, così da garantire cure sanitarie a tutti». In realtà il sullodato sistema sanitario di Mugabe era purtroppo allo sfascio e — appena lo si venne a sapere — Tedros fu costretto a ritirare alla chetichella l’onorificenza al despota.

Ma continuò ad ingraziarsi i leader dei Paesi Oms per garantire la stabilità sua e dei suoi funzionari al vertice dell’organizzazione. Fu spudoratamente corrivo con la Cina nei primi mesi della pandemia ed entrò per questo in urto con Donald Trump. Ciò che fece la sua fortuna dal momento che gli antitrumpiani del mondo intero lo perdonarono all’istante di ogni trascuratezza, assolvendo contemporaneamente se stessi da evidenti demeriti del genere di quelli denunciati da Zambon.

Adesso tutti i Paesi che hanno qualcosa da nascondere (e da farsi perdonare) in merito all’impreparazione e alla negligenza con cui hanno affrontato la pandemia, si accingono, l’anno prossimo, a rieleggere Tedros alla guida dell’Oms. E, finché Tedros resterà in sella, si può esser sicuri che gli Zambon di tutto il mondo verranno più o meno silenziosamente messi alla porta. A questo punto dobbiamo solo sperare che il virus non si ripresenti nelle attuali o sotto altre spoglie.

Nel qual caso sarebbe consigliabile aver preso, per tempo, la residenza a Taiwan. Anche se l’isola — a dispetto di una campagna per farla ammettere di Giulio Terzi e Matteo Angioli a nome del Comitato globale per lo stato di diritto «Marco Pannella» — non gode tuttora della considerazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.

CORRIERE.IT

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