Medio Oriente, ora le regole sono cambiate
Stefano Stefanini
Ieri, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riuniva con un obiettivo minimale: tregua immediata fra Israele e Hamas. Difficile non essere d’accordo mentre i razzi piovevano alla cieca sulle città israeliane e i bombardamenti mirati su Gaza colpivano scientificamente le sedi di Hamas ma non senza un pesante costo di vite umane. Il cessate il fuoco arriverà. Mai troppo presto per la popolazione civile, palestinese e israeliana. Ogni giorno di ritardo allunga la tragedia di una guerra che non ha né vincitori, né vinti, solo vittime. E’ urgente che le armi tacciano. Il vero nodo, tuttavia, è cosa succede dopo. Alla tregua sta lavorando l’inviato speciale americano, Hady Amr, a Gerusalemme da sabato.
Si muovono in parallelo le diplomazie arabe, in particolare egiziana e qatarina. Né Israele né Hamas possono o vogliono la guerra a tempo indeterminato. Israele si guarda bene dall’occupare Gaza; Hamas finirà le scorte di razzi – per ora. Alle parti messe di fronte allo stallo bellico non rimarrà che il cessate il fuoco. E’ successo così in passato. Dopo di che, ogni volta, Israele archiviava Gaza e si disinteressava della questione palestinese; leccate le ferite, Hamas si preparava al prossimo scontro. L’Iran era ben lieto di ripristinarne l’arsenale offensivo.
Il copione potrebbe ripetersi. Il Medio Oriente ha una perversa capacità ciclica. Questa volta ci sono però due differenze che è difficile cacciare sotto il tappeto. La prima è l’intensità delle ostilità che hanno mostrato la crescita di pericolosità di Hamas, prima mai in grado di minacciare Tel Aviv o Gerusalemme. I nuovi razzi avranno gittata più lunga e precisione maggiore. La seconda, ancor più preoccupante per Israele, è la saldatura realizzata fra il terrorismo di Hamas e la piazza palestinese, non solo quella dei Territori ma anche degli arabi israeliani. I razzi da Gaza ne sostengono la protesta e viceversa. Dopo aver perso il controllo della Striscia, l’Autorità palestinese rischia si essere spodestata da Hamas anche a Ramallah. Per quanto degradata militarmente dalla potenza di fuoco e di tecnologia delle Idf, Hamas esce dal conflitto politicamente rafforzata. Ancora di più l’Iran che può vantare una guerra per procura a costo zero contro Gerusalemme. L’ala dura del regime di Teheran se ne servirà per rendere ancor più difficile ai moderati la trattativa per il rientro degli Stati Uniti nell’accordo nucleare.
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