Medio Oriente, ora le regole sono cambiate

Il riaccendersi della miccia palestinese incrina il percorso degli Accordi di Abramo che conducevano verso un’alleanza di fatto fra Israele e Paesi arabo-sunniti del Golfo. Beneficiario dell’intoppo, di nuovo, l’Iran.

Da più di un decennio alla guida di Israele, Benjamin Netanyahu ha adottato una strategia molto semplice sulla questione palestinese: ignorarla. Con l’avallo dell’amministrazione Trump, ha di fatto archiviato la soluzione dei due Stati relegando i palestinesi dei Territori a un limbo di semi-autonomia con geografia a macchia di leopardo. Ha perseguito con notevole successo una politica di normalizzazione con i Paesi arabi, in quanto nemici del comune nemico (Iran), quindi amici. Adesso è però venuta meno la condizione “sine qua non” per ignorare il negoziato con i palestinesi: la sostenibilità di una sicurezza senza pace.

La Washington di Biden non ha perso tempo a evocare la necessità dei due Stati. Dopo il cessate il fuoco cercherà di resuscitare il processo di pace fra israeliani e palestinesi di Mahmoud Abbas, con l’auspicabile sostegno e impegno della comunità internazionale. A parole americani, arabi e europei, chi più chi meno, non hanno mai smesso di raccomandarlo. In pratica hanno guardato dall’altra parte, mezzo convinti che la questione palestinese potesse essere tenuta sotto anestesia. Il paziente si è svegliato. Con la complicazione Hamas.

LA STAMPA

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