Giorgetti: «Riaperture? Volevamo di più, ma andiamo avanti»

di Marco Cremonesi

Giorgetti: «Riaperture? Volevamo di più, ma andiamo avanti»

Giancarlo Giorgetti, 54 anni, vicesegretario della Lega e ministro dello Sviluppo

«È un passo in avanti verso le riaperture». Giancarlo Giorgetti, il ministro per lo Sviluppo economico è enigmatico per definizione. Appena uscito dal consiglio dei ministri, pochi istanti prima di entrare a una cena all’ambasciata tedesca, sembra soddisfatto dell’accordo raggiunto. Con alcune riserve.

Lei è stato la voce delle categorie economiche. Che cosa ne penseranno?
«Noi abbiamo spinto in tutto questo periodo per ottenere qualcosa in più. I numeri dell’epidemia sono confortanti, e dunque il senso di questo decreto è “stiamo per riaprire”. Da questo punto di vista, è una buona notizia».

E perché allora non sembra soddisfatto?
«Perché noi avevamo posto anche altre questioni. Siamo rimasti un po’ da soli a fare questa parte, ma quello che ha stabilito il presidente Draghi va bene».

Perché siete rimasti da soli? E Forza Italia?
«Francamente?».

Francamente…
«Non pervenuta. Francamente, mi sarei atteso qualche sostegno in più, coerentemente con le posizioni che leggo sui giornali».

Ma voi che cosa chiedevate in più?
«L’orario del coprifuoco noi lo vedevamo in maniera diversa. L’idea era: i locali chiudano alle 23, ma si dia la possibilità di rientrare successivamente. Ma questa proposta non è stata accolta».

Non eravate per cancellare il coprifuoco?
«In ogni caso abbiamo chiesto, e la cosa sarà ribadita nel decreto, che quando una regione ha acquisito lo status di zona bianca, il coprifuoco non c’è più. Questo significa che, già oggi, per diverse regioni c’è la possibilità di guardare al futuro con altri occhi. E il coprifuoco, dunque, in parecchi casi finirà prima di quanto non dica la regola generale. È la paura che viene sconfitta dalla realtà».

Ci sono alcune questioni aperte. Per esempio la finale di Coppa Italia Atalanta-Juventus e l’inaugurazione della stagione all’Arena di Verona.
«Come se me ne fossi dimenticato. Ho sollevato io le due questioni…».

E dunque?
«Dunque andiamo verso un’ordinanza di deroga. È chiaro che questi eventi, che pure hanno un interesse nazionale, sarebbero impossibili da far svolgere in presenza di un coprifuoco».

Perdoni. Ma se c’è il coprifuoco come misura di sicurezza e di argine alla pandemia, le deroghe non sono concettualmente strane?
«Lo sono. È quello che ho voluto far notare. Ma qui si è fatto valere il principio che i biglietti sono nominativi e dunque è possibile verificare che non ci siano abusi. In ogni caso, ci sono parecchi segnali di ripartenza: i negozi nei centri commerciali saranno aperti sin dal prossimo weekend, qualche impianto di risalita ancora potrà aprire, i ristoranti hanno una data per la riapertura anche al chiuso e alla sera…».

Resteranno arrabbiati i proprietari delle discoteche…
«È vero, per loro al momento non c’è nulla. E dunque, come ministero allo Sviluppo, ho chiesto al ministro Daniele Franco che nel prossimo dl Sostegni venga stanziata una somma ad hoc a favore di tutti gli esercizi chiusi per decreto, una forma di indennizzo nei loro confronti. È stata una mia specifica richiesta».

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