L’Italia che riapre, un nuovo inizio ma senza strappi

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di   Fiorenza Sarzanini

Adesso l’Italia riapre davvero. Esattamente un anno dopo il decreto che aveva sancito la fine del lockdown, il governo guidato da Mario Draghi firma il provvedimento che fa ripartire tutte le attività. La strategia della «gradualità»,
che sin dall’inizio del mandato ha guidato il presidente del Consiglio e i suoi ministri, non è abbandonata. Ma il calendario è ormai fissato. Se non ci saranno problemi legati a un’impennata della curva epidemiologica, nelle prossime settimane potremo lentamente tornare a una vita quasi normale.

La luce in fondo al tunnel ora la vediamo bene. La battaglia però non è vinta,
la pandemia non è finita. Dobbiamo indossare ancora la mascherina, tenere le distanze, riunirci con pochissime persone nella stessa stanza. Viviamo il dolore per le persone uccise da questo maledetto virus, per chi è stato contagiato e sta ancora male. Le vittime finora sono state più di centoventimila. Moltissime erano anziane, ma il Covid 19 ha fatto morire anche tanti giovani. Ha colpito i fragili e chi invece non aveva mai avuto problemi di salute.

È tutto questo a renderci consapevoli dei rischi che corriamo, di quanto irto sia l’ultimo tratto di strada che ancora dobbiamo percorrere. Rispetto a un anno fa abbiamo però un’arma in più per difenderci. Uno strumento potente come il vaccino per proteggerci da un nemico che si è rivelato tanto pericoloso quanto subdolo. Le file di cittadini all’esterno degli hub, le prenotazioni che non si fermano, gli open day organizzati dalle Regioni dove i ragazzi chiedono di potersi immunizzare, sono la dimostrazione di quanta voglia ci sia di uscire dall’incubo che ormai segna la nostra vita da febbraio del 2020 quando l’arrivo di due cinesi nel nostro Paese e il ricovero di un ragazzo in Lombardia fecero piombare l’Italia intera nella tragedia della pandemia.

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