L’Italia che riapre, un nuovo inizio ma senza strappi
Abbiamo vissuto fasi alterne. Siamo
passati dalla chiusura totale alle riaperture parziali, senza mai avere
la tranquillità che il virus potesse essere sconfitto. Ora
sappiamo che possiamo farcela e per questo non possiamo consentirci di
sbagliare. Ecco perché questo è il momento della rinascita, ma
soprattutto della responsabilità.
Nell’ottobre
scorso, dopo un’estate segnata dai viaggi e dalle feste, dalle serate
in discoteca e dagli assembramenti, il governo è stato costretto a
richiudere tutto con danni gravissimi per le persone e per
l’economia. Abbiamo pagato a caro prezzo quell’euforia da ripartenza. Il
sistema delle fasce di colore ha poi consentito alle Regioni che
avevano strutture sanitarie migliori e un sistema di controllo adeguato
di reagire, ma in realtà nessuno si è salvato. Abbiamo avuto danni
personali ed economici gravissimi, ci sono cittadini e imprese che
difficilmente riusciranno a riprendersi. C’è chi ha perso affetti e chi
ha perso il lavoro, ci sono i ragazzi che hanno perso la spensieratezza e
molti anche la voglia vivere.
Si può ricominciare a vivere mantenendo il controllo. Ci sono regole che bisogna continuare a rispettare, precauzioni che non possono essere tralasciate. Torniamo a riempire i negozi e le piazze, i ristoranti e le spiagge, ma facciamolo in sicurezza. Ricordiamoci che a settembre i nostri ragazzi dovranno tornare tutti in classe e potranno farlo soltanto se i contagi saranno davvero azzerati. C’è un Paese che deve essere ricostruito, un’economia che deve essere rimessa in moto. E questo può accadere soltanto se in una fase tanto delicata riusciremo a muoverci tutti verso lo stesso obiettivo.
In questi lunghissimi 15 mesi i cittadini – tranne sporadiche eccezioni – hanno dato prova di grande senso civico. Anche nei momenti più difficili, quando la rabbia avrebbe potuto prendere pericolosamente il sopravvento, hanno saputo gestire una situazione di immane precarietà. La classe dirigente e i politici devono ora mostrare la stessa maturità, lo stesso senso di responsabilità. Trovato l’accordo per ripartire, è bene che ognuno faccia la propria parte senza cercare nuovi pretesti per litigare o inseguire interessi di parte. Almeno fino a quando non avremo elargito i sostegni e messi al sicuro i soldi del Recovery Fund. Fino a quando non avremo gettato le basi per quelle riforme che possono far rimanere il nostro Paese saldamente al centro della scena internazionale. Sicuramente fino a quando non potremo dire: il Covid 19 non è più una minaccia.
CORRIERE.IT
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