Enrico Letta, Draghi ferma il Pd tassatore. Con Giuseppe Conte premier il fisco vampiro sarebbe realtà

Franco Bechis

Ieri forse nel modo più chiaro possibile tutti gli italiani hanno potuto cogliere quale pericolo hanno scampato passando dal governo giallorosso di Giuseppe Conte a quello di quasi tutti che oggi guida Mario Draghi. E’ stato un lampo nella conferenza stampa che il presidente del Consiglio presiedeva per illustrare il nuovo decreto sostegni da 40 miliardi di euro approvato in consiglio dei ministri. Da qualche ora le agenzie stavano battendo l’anticipazione di una intervista fatta dal segretario del Pd, Enrico Letta, a 7, il magazine del Corriere della Sera.

Lì proponeva di creare un fondo speciale per i giovani ricavato da una patrimoniale da mettere sull’1% degli italiani più ricchi. Frale idee quella di introdurre una tassa del 20% sulle donazioni e le successioni superiori ai 5 milioni di euro. Qualche giornalista ha chiesto a Draghi se avrebbe fatto sua quella proposta. E lui ha sibilato gelido e spazientito: “Non ne abbiamo mai parlato. Questo non è il momento di prendere i soldi dai cittadini ma di darli”.

In pochissime parole c’era tutto il fastidio per questo continuo cercare di grattare la pancia al proprio elettorato anche a danno del lavoro dell’esecutivo in un momento particolarmente delicato (cosa che Letta sta facendo quotidianamente, altro che Matteo Salvini), ma anche l’amarezza per l’incapacità del Pd di cogliere cosa serva davvero in questi tempi. Draghi l’ha spiegato in modo succinto rispondendo a un’altra domanda con altrettanta chiarezza: “Politiche restrittive non sono pensabili, la scommessa oggi è sulla crescita”.

Uno come Letta per formazione avrebbe dovuto capirlo assai più di altri leader politici al governo, perché un po’ di economia dovrebbe masticare. Sarebbe un gran pasticcio in questo momento dare al Paese un messaggio come quello depressivo di nuove tasse. Ed è inutile giocare fare il vecchio comunista trinariciuto o il Robin Hood come un bambino, con le sue freccette per togliere ai ricchi e dare qualche brioches in più ai poveri. Sappiamo tutti che nell’ultimo anno l’Italia ha fatto lievitare a dismisura il suo debito pubblico, che era già mostruoso prima della pandemia.

Non avremo mai le risorse da nuove tassazioni per ridurne in qualche modo l’importo assoluto. La sola strada per evitare guai gravi nei prossimi anni è quella di buttare benzina per fare salire il prodotto interno lordo. Fare investimenti pubblici che siano in grado di sfruttare con il moltiplicatore più alto possibile quelli privati, nazionali e internazionali. E’ questione di vita o di morte per l’Italia. Se c’è una mossa assolutamente da evitare in questo momento è proprio quella di inasprire una pressione fiscale che nel 2020 è salita al 43,1% del Pil.

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