Enrico Letta, Draghi ferma il Pd tassatore. Con Giuseppe Conte premier il fisco vampiro sarebbe realtà

E l’ultima platea su cui abbattere la mannaia del fisco è quella dei capitali privati più consistenti che potrebbero essere alleati in questa sfida per la crescita che è la sola possibile. Paradossalmente in questo momento bisognerebbe fare l’esatto opposto di quello che propone Letta e con lui tutto il Pd: fare scendere la pressione fiscale su quei grandi capitali che servono come alleati, non inasprirla. Non si può scegliere quella strada ora che mezza Italia ha perso reddito e patrimoni, e con un’area di povertà che si è allargata. Ma certo è suicida scegliere la strada opposta, e Letta lo sa benissimo.

La tentazione delle “tasse sono bellissime” è già stata malattia sciagurata della sinistra, e l’attuale segretario del Pd dovrebbe conoscere anche questo benissimo perché fra il 2006 e il 2007 fu la rovina del governo di Romano Prodi di cui proprio lui era primissimo collaboratore. Fra l’altro fu allora che si reintrodusse la tassa sulle donazioni e le successioni che Silvio Berlusconi aveva abrogato: quella che abbiamo oggi è proprio targata Pd. Ma proprio questo sapere alla perfezione la sciocchezza lanciata nel nulla, offre il vero problema: Enrico Letta non è qui per sostenere come recitano assai falsamente tutti i suoi il paese in un momento particolarmente delicato, ma per dividerlo e vederlo sanguinare, per trarne qualche dividendo elettorale e mostrare più a se stesso che ad altri di saperci fare, di non essere l’ennesimo liquidatore della sinistra.

Con grandissima irresponsabiltà Letta sta mettendo da tempo migranti contro italiani, Lgbt contro eterosessuali, laici contro cattolici, ora anche giovani contro vecchi e poveri contro i ricchi. Quel che ci voleva in un Paese con il corpo martoriato dalla pandemia, ma la sinistra ormai ha perduto ogni riferimento possibile al bene comune. Siamo fortunati ad avere una guida del governo intelligente, equilibrata e in grado di volare alto sopra le meschine macerie della politica. Avessimo avuto ancora il governo Conte questi slogan di odio e di guerra non si sarebbero dispersi nel vento come sta accadendo, ma avrebbero fatto scorrere il sangue, divenendo realtà e mettendo definitivamente in ginocchio tutto il Paese.

IL TEMPO

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