Massimo Cacciari: “Basta con la retorica della guerra. Riprendiamoci le nostre vite”

C’è un Grande Vecchio che sfrutta i timori delle genti?

“Magari. Così avremmo un nemico da combattere. Ma no. Non c’è nessun complottismo. Sono tutti fatti inerziali. C’è un’inerzia delle nostre società che produce una domanda paranoica di sicurezza e su questa domanda che è caratteristica di culture decadenti come la nostra si inseriscono strumentalizzazioni politiche. Certo, ci sono contesti che favoriscono determinati settori industriali e commerciali e che creano nuove e più gravi disuguaglianze. Ma non c’è nessun piano o programma, è una situazione culturale nel senso antropologico che riguarda società che chiedono spasmodicamente sicurezza e su questo vanno a nozze forze politiche che cavalcano le paure”.

A che cosa porta la paura?

“Il termine paura deriva da ’phobos’ e da qui le fobie. Ma ha la stessa radice di ’feugo’, che vuol dire fuggire. Ma se la paura ci fa fuggire, è un disastro, una pre-morte”.

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Quale è la leva per venire fuori da questo circolo vizioso?

“Ragionando. Come nelle emergenze. Serve razionalità, senza negare il percolo, ma affrontandolo con razionalità. Se ne esce perché in parte finisce e perché ci rendiamo conto che le emergenze hanno una causa e la causa può essere rimossa”.

Nello specifico italiano, vede cambiamenti che aiutano a uscire dalla sindrome della paura?

“Mi pare che da quando c’è Mario Draghi si stia uscendo dalle chiusure e dal normativismo estremo. Ci si affida di più all’intelligenza delle persone senza paternalismi”.

QN.NET

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