Cos’è il Mottarone, la montagna dell’incidente della funivia
Negli ultimi decenni la «salita del Mottarone» è diventata un classico per i ciclisti. Il Giro d’Italia vi è passato più volte. In genere si «scala» dalla parte ripida di Stresa e si scende da quella più dolce che arriva a Orta.
L’incidente
- Cade il cavo, tragedia sulla funivia per il Mottarone: «Cabina accartocciata a terra». Almeno 13 vittime
- Funivia Mottarone, nel 2016 la riapertura dopo la maxi-revisione
- Le immagini dei soccorsi alla cabina precipitata
- Il soccorso alpino: «Caduta significativa e nei pressi di un grande bosco»
I boschi fitti nascondono presto il brusio del traffico sul lungolago, come pure i rumori dell’autostrada E62 che da Sesto Calende porta alla Val d’Ossola. Il versante di Stresa è coperto di faggi, betulle e larici. Alberi ad alto fusto che hanno invaso i vecchi alpeggi, occupato i pascoli sino alla cima. D’autunno le foglie secche fanno da padrone e aiutano la crescita dei funghi. Tra la vegetazione si scorgono i muri a secco coperti d’edera che delimitano i parchi privati delle vecchie ville della borghesia lombarda e piemontese erette a cavallo del Novecento.
Il versante piemontese è invece molto più aperto. Qui sopravvivono le attività agricole e pastorali, come testimoniano i greggi di mucche visibili tutto l’anno. Gli amanti del parapendio sfruttano le correnti ascensionali generate anche dall’incontro dei microclimi umidi tra i due laghi separati dalla cresta boscosa che unisce il Mottarone al Monte Falò. Sulla cima nelle giornate di festa si assiepa così una folla variegata composta da famiglie con bambini, cercatori di funghi, runners in allenamento duro, ciclisti agguerriti e camminatori amanti delle tranquille gite nel bosco.
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