Ora non chiamatele disgrazie

Oggi? Pochi anni fa, forse, la colpa sarebbe stata scaricata subito sulla cattiva manutenzione. Basti rileggere qualche messaggio, d’entusiasmo e inquietudine, su TripAdvisor: «Conosco il Mottarone da quando ero bambina e ci andavo a sciare con la mia famiglia… Il posto è veramente bello con vista sui laghi della zona… Ho saputo che probabilmente quest’anno verranno fatte delle opere di ristrutturazione dell’impianto che effettivamente è vecchiotto e non genera fiducia…».

Dal 2014 al 2016, però, la revisione straordinaria finanziata dalla Regione Piemonte, dal Comune di Stresa, dalla società Funivia del Mottarone, risulta essere stata fatta. E affidata alla Leitner, la società di Vipiteno che, fondata alla fine dell’800 per costruire macchine agricole, è diventata via via la prima al mondo nelle tecnologie invernali e sugli impianti a fune di ogni genere. Ne ha costruiti dodicimila, sparsi per il pianeta. Dalle montagne di tutti i continenti alle «metro» volanti tra i grattacieli di Hong Kong o la Paz, New York o Mexico Ciudad. L’accertamento di una qualche responsabilità nel caso di ieri sul Mottarone, per quanto l’impianto sopra Stresa fosse stato costruito cinquant’anni fa con un progetto oggi probabilmente improponibile per sostituire l’antico trenino a cremagliera, potrebbe avere effetti pesanti su una delle realtà fino a ieri considerata un gioiello dell’imprenditoria italiana.

Mai come oggi, insomma, è indispensabile arrivare quanto prima a capire bene cosa è successo. E quali sono eventuali colpe e colpevoli. Non ci possiamo permettere in un momento così, in cui questa tragedia pugnala un Paese che tenta di ripartire e riacquistare fiducia, che un’altra inchiesta evapori in nuvolaglie di perizie, controperizie, ricorsi, controricorsi… Quelle famiglie tradite da una fune che non si doveva rompere hanno diritto ad avere giustizia. E troppe volte altre famiglie non l’hanno avuta.

CORRIERE.IT

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