La prima riforma è mettere l’Italia in sicurezza
di MASSIMO DONELLI
Una grande e inaccettabile tragedia, un colpo durissimo per
l’Italia che si prepara ad accogliere nuovamente milioni di turisti. La strage di Stresa,
14 morti nell’incidente della funivia che porta al Mottarone, è un
pessimo biglietto da visita per l’imminente stagione estiva. E, nello
stesso tempo, un avvertimento: impossibile pensare di rilanciare il
Paese senza aver provveduto, prioritariamente, a metterlo in sicurezza.
Il crollo del Ponte Morandi (Genova, 14 agosto 2018, 43 morti), ancor prima la strage ferroviaria di Viareggio (29 giugno 2009, 32 morti), lo scontro fra due treni in Puglia, tra Andria e Corato (12 luglio 2016, 23 morti), il deragliamento di Pioltello (25 gennaio 2018, 3 morti).
E, infine, quel cavo strappato di Stresa, sono le stazioni di un calvario che deve avere fine. Non possiamo pensare che la sicurezza nei trasporti sia estranea al Recovery Plan. Giustissimo, per carità, finanziare nuovi collegamenti e nuove infrastrutture. Ma prima sarà opportuno occuparsi a fondo dell’esistente. Che sia in mano pubblica o di proprietà e gestione privata, come nel caso del ponte, della ferrovia pugliese o della funivia. Se lo Stato su un fronte e sull’altro esercitasse il doveroso e ineludibile (e invece omesso…) controllo, oggi non saremmo qui a piangere altri morti. Così come ci saremmo risparmiati alluvioni e frane devastanti se i vari e distratti governi della Repubblica avessero messo mano al dissesto idrogeologico in cui versano da decenni (da decenni!) larghe porzioni del territorio e la Liguria in modo particolare. Prevenire è meglio che curare si dice parlando del corpo umano.
Lo stesso vale per il corpo della Penisola, trascurato, martoriato, malandato dalle Alpi alla Sicilia. Anche, bisogna pur dirlo, a causa del malfamato mix tra tagli lineari e patto di stabilità, che calò come una mannaia sui fondi destinati agli enti locali, virtuosi e non, aggravando ancor più la condizione delle strade, impedendo – di fatto – la manutenzione del territorio, bloccando ogni costoso ma indispensabile intervento per mettere in sicurezza l’ambiente.
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