La forza di chi sa spendere (e sa controllare la spesa)

Lo stesso vale per le gare al massimo ribasso, vittima del compromesso fra partiti. Si è ripetuto, come fosse una verità indiscutibile, che esse si tradurrebbero in «meno sicurezza e meno diritti», insinuando che per definizione chi fa il prezzo più basso sia un truffatore sotto mentite spoglie.

A leggere i commenti di leader sindacali ed esponenti del Pd, parrebbe che l’Italia sia uno Stato «guardiano notturno» come non ce n’erano nemmeno nell’Ottocento. Un Paese che, evidentemente sprovvisto di una magistratura capace, deve affrontare problemi che sono di criminalità e di ordine pubblico nell’ambito delle norme sugli investimenti. Abbiamo la Direzione nazionale antimafia, la Direzione investigativa antimafia, la Corte dei conti, l’Autorità nazionale anticorruzione, un Codice delle leggi antimafia, per non dire dei nostri pubblici ministeri e giudici. Siamo il Paese con più forze dell’ordine dell’Unione europea, con 460 poliziotti ogni 100 mila abitanti.

Uno Stato che intermedia sei euro ogni dieci di reddito nazionale non può non essere capace di controllare chi sono e come si comportano i suoi fornitori. Il suo problema, quando si appresta a gestire un fiume di spesa pubblica aggiuntiva, deve essere quello di spendere bene. Deve essere in grado di valutare la qualità dei lavori effettuati, affidandoli a imprese qualificate ex ante e sorvegliando il loro lavoro ex post. Impedire loro di subappaltare questa o quella parte del progetto non garantisce automaticamente che operino meglio, anzi forse l’esatto contrario.

Anche se oggi non va molto di moda ricordarlo, spendere bene significa in primis non spendere troppo. Lavori appaltati a un prezzo maggiore non significano necessariamente una qualità più elevata: possono anzi, più prosaicamente, segnalare rapporti poco limpidi fra committente e vincitore dell’appalto.

Se la politica è anche teatro, almeno non dovrebbe essere cinema di fantascienza. Alla politica la fantasia non manca, ma dipingere il nostro come un Paese senza strumenti per preservare la legalità, al di là del codice degli appalti, è un po’ troppo anche per le menti più creative.

CORRIERE.IT

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