Il ponte del 2 giugno apre la stagione estiva. “Ma il turismo ripartirà solo a inizio luglio”

Grazia Longo

Maggio è andato in fumo e il ponte del 2 giugno, nonostante i segnali di ripresa, non sarà decisivo. La scommessa per il rilancio del turismo, insomma, è tutta concentrata in luglio e agosto, quando andranno in vacanza gli italiani, mentre per gli stranieri, soprattutto gli americani, occorrerà attendere settembre e ottobre. Gli addetti ai lavori sono convinti che la situazione sarà sicuramente migliore rispetto a un anno fa, ma restano perplessi sul fatto che si possano raggiungere i risultati del 2019, prima della pandemia. Dal sondaggio realizzato da SpeedVacanze.it, il più grande tour operator italiano specializzato in viaggi di gruppo, emerge che l’88% degli italiani prevede un viaggio lungo lo Stivale, mentre solo il 12% opterà per una meta all’estero. Saranno 40 milioni i vacanzieri in giro quest’estate per l’Italia e ciascuno di loro trascorrerà mediamente 4, 5 notti fuori, per complessivi 180 milioni di pernottamenti.

Hotel e bed&breakfast Secondo Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, la parola d’ordine per prenotare un hotel sarà «last minute». In particolare per gli stranieri «perché sono ancora troppe – sottolinea – le incognite che gravano su chi deve raggiungere il nostro Paese. Basterà essere vaccinati o aver effettuato un tampone? O serviranno entrambi? E comunque anche il green pass non arriverà prima della metà di giugno, quindi molti sono ancora indecisi. Ma quelli che ci mancheranno di più saranno gli americani. La curva delle prenotazioni è comunque in crescita. Nel 2019 gli alberghi hanno fatturato 23 miliardi, che nel 2020 sono crollati del 55%. Purtroppo sono in calo le città d’arte, solitamente prese d’assalto dagli stranieri, mentre andranno bene destinazioni balneari, in montagna e ai laghi».

Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti, auspica «che a settembre non sia necessario chiudere di nuovo, perché sarebbe la fine. Ma resto ottimista perché, rispetto all’anno scorso, quest’anno saremo praticamente quasi tutti vaccinati. Settembre e ottobre saranno fondamentali per il turismo nelle città d’arte e speriamo di poter tornare ai livelli del passato pre Covid, quando esso costituiva il 13,5% del Pil nazionale». Ma la ripresa è lenta, e senza una inversione di tendenza rischiamo di scendere a fine anno al di sotto delle 187 milioni di presenze (-8, 2%), «scenario che porterebbe a oltre 220 mila le imprese del settore a rischio chiusura» denuncia Assoturismo in un dossier. «Al momento i clienti preferiscono gli hotel ai bed and breakfast – spiega Messina – perché forse li ritengono più soddisfacenti per il rispetto dei protocolli sanitari. Ma è una questione di fiducia, confidiamo che anche i B&B riprendano alla grande».

Ristoranti

«I primi risultati si sono registrati nella ristorazione – osserva ancora Messina – nonostante il cattivo tempo non abbia aiutato la regola del servizio all’aperto». Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe Confcommercio sottolinea che «anche nei prossimi mesi ci sarà prevalentemente una clientela italiana, perché mancheranno i turisti stranieri rispetto a un tempo. Il guaio è che la crisi da Covid ha fatto fallire 22 mila imprese nella ristorazione e oggi scarseggia il personale tra cuochi e camerieri che, non lavorando per 18 mesi, hanno preferito cambiare settore».

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.