Salvini: «Prorogare lo stop ai licenziamenti, ne parlerò con Letta. Giustizia, avanti con i referendum»

di Marco Cremonesi

«Sto lavorando a un asse euro africano, un’alleanza tra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Incontro ambasciatori e mi confronto con primi ministri, l’obiettivo è evitare che nei prossimi mesi gli arrivi siano nell’ordine delle centinaia di migliaia…». Matteo Salvini non è ancora ripartito da Coimbra, in Portogallo, dove ha partecipato al congresso del partito di destra Chega!. Sulle ginocchia ha il libro che sta leggendo: «Fatima. Tutta la verità», in preparazione della visita che farà questa mattina al Santuario, prima di tornare in Italia: «A questa visita tenevo. Ma tengo anche a essere in Italia oggi, il giorno della gioia e delle riaperture, della ripartenza e della fine del coprifuoco per alcune Regioni».

Segretario, non è felice delle parole di Enrico Letta? «Ho trovato un volto vero in Salvini. Con lui ho rapporti franchi, sappiamo che rappresentiamo due Italie diverse ma tutti e due sappiamo che abbiamo una grande responsabilità». Non era scontato…
«Beh, è lo spirito con cui io sono entrato nel governo Draghi. Probabilmente ha capito che andare avanti a insultare la Lega quotidianamente non è quello che serve all’Italia. Se la finiamo con Ius soli e felpe pro sbarchi, potremo dedicarci, anziché al litigio, al grande problema di questo momento: il lavoro».

E con Letta su che cosa potreste confrontarvi?
«Per esempio, sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare».

Non teme che il suo elettorato produttivo, non solo al nord, possa essere decisamente contrario?
«Io incontro domani il presidente di Confindustria e peraltro gli imprenditori li sento quotidianamente. Loro chiedono di poter tornare a lavorare a parità di condizioni con una concorrenza spesso straniera. Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando le casse integrazione e mette finalmente regole al commercio online e fa pagare le tasse ad Amazon, Google, e a tutte le altre multinazionali, credo che la possibilità di evitare i licenziamenti ci sia. In questi giorni ho sentito cose da matti…».

Per esempio?
«Ho fatto un incontro con i lavoratori dello spettacolo… A lei pare normale che durante il Covid si siano dati milioni di euro a giganti come Disney o Warner? Milioni. A multinazionali miliardarie. Io credo che Draghi potrebbe intestarsi un provvedimento che metta regole più certe sulla concorrenza, avrebbe la forza per farlo anche con l’Europa. Sarebbe bello se l’Italia fosse il paese che corregge la rotta di un’Europa fin qui forte con i deboli e debole con i forti».

Lei in Portogallo è tornato a proporre la costituzione di un gruppo unico delle destre europee. Ma i suoi alleati italiani non sembrano apprezzare.
«Se c’è una cosa che mi ha insegnato il Covid è che la politica deve essere diversa. È il momento dell’unione. Se fino a ieri ci potevano essere mille partiti e mille divisioni, dopo questa devastazione c’è bisogno di unità».

Bisogna volerla tutti…
«Io ho fatto un ragionamento semplice. In Ue i gruppi del cosiddetto centrodestra sono divisi in tre. Credo che mettendo insieme le migliori energie, possiamo diventare molto più forti. In caso contrario, continueranno a decidere i socialisti per sempre. E lo stesso vale in Italia. Io non penso a partiti unici o forzature. Però, in Parlamento nasce un gruppetto alla settimana. Così non è utile».

Ma le sensibilità diverse non sono utili?
«Guardi, quando riunisco i vertici per le amministrative, le assicuro che siamo in un bel po’… Una semplificazione sarebbe più efficace e io continuerò a lavorare per questo. Una Federazione degli italiani oggi sarebbe la prima forza in Parlamento».

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