Giovanni Brusca libero dopo 25 anni: uccise Falcone. La sorella del giudice: doloroso, ma è la legge voluta da mio fratello
La collaborazione
La collaborazione di Giovanni Brusca — figlio del boss Bernardo, condannato al maxiprocesso istruito da Falcone e da Paolo Borsellino —– cominciò con un tentativo di depistaggio. All’inizio parlò di patti sottobanco, provò a svelare ambigui contatti con lo Stato e cercò di tirare in ballo l’ex presidente dell’Antimafia Luciano Violante, ma erano bugie orchestrate per mettere in crisi le istituzioni e il pentitismo. Fallito quel tentativo, Brusca decise di collaborare per davvero, e rivelò tanti particolari della strategia messa in campo da Totò Riina, prima per conquistare Cosa nostra e poi per attaccare lo Stato. E lui, Brusca, fu uno dei suoi bracci operativi; se non il più fedele, uno dei più efficaci.
La strage di Capaci
Quando nel 1992 il capo corleonese stabilì di chiudere i conti con i referenti politici da cui si sentiva tradito e di avviare la stagione del terrorismo mafioso per fare fuori i nemici storici, Falcone e Borsellino, Brusca fu l’uomo incaricato di procedere; altri killer inviati a Roma per mettersi sulle tracce del giudice antimafia trasferitosi al ministero della Giustizia avevano fallito la missione, e a quel punto Riina affidò a Brusca la pratica che si sarebbe chiusa il 23 maggio 1992, con l’esplosione sull’autostrada provocata dal radio-comando attivato da ’u verru. Poi — così ha raccontato da pentito — lo zio Totò gli ordinò di organizzarsi per uccidere l’esponente democristiano Calogero Mannino, ma subito dopo gli chiese di rallentare, perché c’era da dare la precedenza a un’altra vittima: Paolo Borsellino.
La trattativa Stato-mafia
Con le sue dichiarazioni Brusca ha dato il via anche alle indagini sulla trattativa Stato-mafia, parlò del papellocon le richieste del boss consegnato ai rappresentanti delle istituzioni che «si erano fatti sotto» per chiedere che cosa voleva, e dei successivi rapporti con la politica. Sempre discusso, ma sempre ritenuto sostanzialmente attendibile, Brusca godeva da tempo di permessi premio, talvolta sospesi quando ne ha approfittato per violare qualche regola ma poi sempre ripristinati.Più volte ha chiesto gli arresti domiciliari, puntualmente negati dai giudici. Fino alla fine della pena, arrivata lunedì.
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