Le nuove linee guida sulla sanificazione: tutta l’attenzione è sulla ventilazione degli ambienti
L’Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato le raccomandazioni sulla «sanificazione per strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid-19», intendendo per sanificazione un’attività relativa sia alle superfici, sia gli ambienti. Per la prima volta viene dato un peso prioritario alla trasmissione aerea del coronavirus. «Le concentrazioni più elevate di carica virale sono presenti in prossimità di un soggetto infetto, tuttavia i contagi da Sars-CoV-2 si possono verificare anche a distanze maggiori attraverso l’inalazione di particelle cariche di virus trasportate dall’aria in spazi interni non correttamente aerati, condivisi con individui infetti . È noto che la trasmissione per via aerea è la modalità dominante di numerose infezioni respiratorie, in particolare in ambienti poco ventilati» scrivono gli esperti che hanno stilato le raccomandazioni. Sulla base delle conoscenze acquisite nei mesi gli organismi internazionali riconoscono nella trasmissione per via aerea una modalità significativa di contagio piuttosto che attraverso il contatto con le superfici. Di conseguenza ora viene richiesta maggiore attenzione sugli aspetti riguardanti la sanificazione dell’aria e degli ambienti piuttosto che sulle superfici: il contatto con superfici contaminate è infatti adesso ritenuto una modalità di trasmissione del virus estremamente rara (i Cdc americani parlano di 1 su 10 mila).
Superfici e aria
Le linee guida ribadiscono le già note modalità per la disinfezione delle diverse superfici con prodotti virucidi a base di ipoclorito di sodio o alcol, ma grande attenzione è posta al ricambio frequente d’aria almeno con l’apertura delle finestre (il ricambio completo può essere monitorato con l’utilizzo di sensori di CO2) o comunque con purificatori d’aria portatili là dove non si può intervenire con impianti di ventilazione meccanica.
I diversi scenari
Purtroppo non esiste un «numero magico» di ricambi d’aria necessari per prevenire il contagio Sars-CoV-2 perché entrano in gioco diversi fattori: qualità dell’aria utilizzata per il ricambio, numero di persone presenti, tipo di attività svolta (si emette più aerosol parlando ad alta voce o facendo attività sportiva), dimensione degli ambienti, tipo di ventilazione. Gli scenari sono diversi e vanno valutati caso per caso. Esistono comunque modelli che consentono di fornire le giuste indicazioni. È chiaro che, un preside o un ristoratore che si trovano a dover decidere come mitigare il rischio di contagio, per quanto riguarda la ventilazione dovrebbe affidarsi ad enti specializzati per trovare la giusta soluzione.
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