La Calabria che non c’era: il dem Nicola Irto torna in campo, Dema si sfascia
di Susanna Turco
Nel volgere di poco, avviene una mezza rivoluzione in Calabria: il centrosinistra, in testa il Pd, si compatta attorno al nome di Nicola Irto, e lo indica all’unanimità come candidato e leader della coalizione mentre, nelle stesse ore, l’alleanza civica attorno a Luigi De Magistris si sfascia, perché il principale alleato, Carlo Tansi, l’abbandona in polemica coi metodi e le scelte del sindaco di Napoli. Insomma l’unico dato politico immobile proviene dal centrodestra: non sa ancora che pesci prendere, come prima.
In una manciata di giorni, il terremoto politico partito da l’Espresso, con una intervista nella quale Irto, candidato dem alle regionali d’autunno, annunciava il proprio ritiro dalla competizione denunciando i meccanismi correntizi e le ambiguità che stavano stritolando la possibilità di costruire una coalizione vincente (ma anche la stessa sopravvivenza di un partito che ritiene da rifondare), ha capovolto la situazione nell’unica regione che andrà al voto dopo la scomparsa prematura di Jole Santelli.
Era lunedì e da allora le ambiguità, i piani B, i tira e molla sono stati consumati (o forse solo accantonati). Nessuna voce, nel pd, si è levata ufficialmente in dissenso, nelle varie riunioni di questi giorni: tutti a lodare Irto, unica chance, consegnandogli di fatto la leadership. L’unica osservazione, nel corso delle varie riunioni, si è levata dal commissario del Pd a Cosenza Marco Miccoli che, pur correndo alle primarie a Roma, città dove il Pd e i 5 stelle vanno dvisivi, ha definito imprescindibile un accordo coi grillini. Ma in generale, anche la parte dem ossessionata da quello che il Foglio chiama «campolarghismo», ossia l’accordo ad ogni costo con M5S e sinistra-sinistra, ha finito per tacere. Zitto pure il principale artefice di questa tattica, il vicesegretario Peppe Provenzano, attaccato pesantemente in questi giorni da varie parti, a partire dall’europarlamentare Pina Picierno (che ora plaude alla soluzione trovata, «un metodo che speriamo diventi la norma nel futuro»).
Così, al termine dei due giorni da inviato a ricucire in Calabria per conto di Letta, Francesco Boccia, che peraltro vanta da sempre ottimi rapporti con Giuseppe Conte, ha potuto dire in conferenza stampa che «Nicola Irto sarà il nostro candidato a presidente per le regionali e leader della coalizione di centrosinistra». È il risultato arrivato al termine di pazienti incontri, separati, con il candidato, il Pd, e con tutti i vari segmenti della coalizione, dalle Sardine ad Articolo 1 (l’unica componente a non aver ancora sciolto la riserva). Ancora da capire come finirà la trattativa coi Cinque stelle, che per ora auspicano un «candidato di alto profilo e di sintesi». Sarà Irto, «come leader del Pd calabrese» a trattare insieme al segretario dem, al tavolo con Giuseppe Conte, che, con un post dedicato alla questione, ventiquattr’ore fa ha aperto su Facebook la discussione sulla Calabria. Si torna a parlare di primarie, cui tutti si dicono ufficialmente favorevoli: anche se di fatto il tempo per organizzarle sembra scaduto.
Prima dell’annuncio, il panorama era stato scosso dalla notizia dell’abbandono di Carlo Tansi, numero due dell’alleanza con Luigi De Magistris. Geologo del Cnr, ex capo della Protezione civile regionale, Tansi si era candidato da civico nelle ultime Regionali, ottenendo l’8,4 per cento e oltre centomila voti con le liste collegate alla sua Tesoro Calabria. Ebbene con una lunga nota proprio Tansi ha spiegato tutta la sua delusione per un personaggio definito «un mito», e al cui progetto aveva aderito con «entusiasmo», accusandolo di non «aver rispettato gli accordi» e di averlo escluso praticamente da tutto, dalla scelta dei candidati (nel mirino l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano) ai «contatti con Pd e M5S». Sono «doglianze infondate» ha ribattuto De Magistris.
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