La generazione Z e la pandemia

Un progetto del Gruppo Europa

di Monica Perosino
Hanno la sensazione di essere invecchiati senza crescere. Sono arrabbiati, frustrati e soprattutto si sentono vittime di decisioni imposte dall’alto, prese come se loro non esistessero, come se in questo mondo la categoria giovani non avesse diritto di parola. Eppure, più di altri gruppi demografici, sono stati proprio i giovani ad aver dovuto modificare il proprio stile di vita.

I cinque giornali che compongono il gruppo Europa – La Stampa, The Guardian, La Vanguardia, Le Monde e Süddeutsche Zeitung – hanno chiesto a migliaia di giovani come la pandemia abbia cambiato le loro vite e le loro priorità: la maggior parte di loro ha sofferto e continua a soffrire, ma allo stesso tempo ha scoperto dentro di sé una forza inedita e una consapevolezza profonda del “nuovo” mondo che vogliono costruire. Un mondo più verde e sostenibile, più solidale ed egualitario, un mondo da ricostruire cancellando gli errori delle generazioni precedenti.

Prima della crisi sanitaria, la vita dei giovani europei, almeno quelli della Generazione Z, che ora hanno tra i 16 e i 25 anni, ruotava intorno agli amici, alla scuola, al divertimento e all’aspettativa del futuro. Un anno e mezzo dopo, il Covid ha cambiato le loro prospettive. Oggi sono ben consapevoli che per molti anni ne porteranno le conseguenze, sotto forma di disagio mentale, scarsa istruzione e salari più bassi. Ansia, frustrazione, rabbia sono le parole ricorrenti per descrivere il loro attuale stato d’animo. Ma anche responsabilità, solidarietà, valori.

In questo anno e mezzo gli schermi di pc e telefoni sono diventati più di una semplice finestra sul mondo: sono stati l’unico appiglio verso gli altri, la scuola, la realtà, seppur mediata. Allo stesso tempo hanno mostrato il peso della solitudine, dell’isolamento e l’importanza di avere amici veri. Anche la famiglia è stata messa alla prova, ma nella stragrande maggioranza dei casi la convivenza forzata ha permesso ai ragazzi di scoprire prospettive e rapporti dati per scontati e poi rivalutati dal lockdown. Molti giovani vorrebbero essere più coinvolti nella politica, più ascoltati, tutti chiedono società più solidali, sono preoccupati per le disuguaglianze e insistono sul fatto che “ci hanno lasciato nei guai”.

Da Londra a Torino, passando per Barcellona, Stoccolma, Helsinki, Berlino e Parigi, ecco alcune delle storie dei giovani europei della Generazione Z, che ci raccontano la frustrazione per aver perso i loro “anni migliori” e le loro speranze per il futuro.
Hanno collaborato: Davide Cavalleri, Riziero Ippoliti

Ascolta le voci dei ragazzi italiani

Gli audio e i video selfie della Generazione Z italiana inviati a La Stampa. Tra i desideri più semplici e i grandi sogni che vorrebbero un mondo più pulito e sostenibile, una cosa è certa, il futuro inizia da loro

Le sfida più grande per la mia generazione? L’ecologia, la solidarietà, la consapevolezza di dover fare sacrifici per aiutare qualcun altro.

—Luca Crepaldi, 19 anni,
studente universitario, Milano

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