24 mila assunti negli uffici pubblici

Ilario Lombardo

Alla fine il premier Mario Draghi non è sceso dalla sua stanza a Palazzo Chigi a introdurre la conferenza stampa sul decreto reclutamento. E non perché volesse in alcun modo smarcarsi dal metodo e dal contenuto del testo che dà il via libera alle assunzioni della Pubblica amministrazione. Ma per lasciare spazio al suo autore e regista, Renato Brunetta. Il ministro di Forza Italia è raggiante: «Completo un lavoro che avevo iniziato 10-12 anni fa – spiega – Con questo provvedimento la Pa cambia pelle, è una ventata di modernità. È un decreto per il capitale umano, tutti quelli che dovranno attuare il Pnrr (Piano di ripresa e di resilienza, ndr), in modo da riuscire a spendere un ammontare di risorse mai visto in un tempo così breve».

Diciannove articoli, per un testo diviso in due parti. La prima disciplina le procedure di assunzione e i concorsi. La seconda dispone la prima tranche del reclutamento a tempo necessario a implementare il gigantesco investimento di duecento miliardi che andrà realizzato da qui al 2026. Il format è quello anticipato sulla «Stampa» l’altro ieri. Per superare lo stallo prodotto dalle troppe richieste piovute dai ministeri, Draghi ha preferito dividere i testi e procedere all’approvazione in Consiglio dei ministri di un primo provvedimento più snello, contenente le assunzioni già previste nel Pnrr. Quelle, insomma, senza le quali il Recovery plan non potrebbe partire. Il decreto completa il pacchetto – con i dl Semplificazioni e governance – che il governo italiano si era impegnato a varare entro il 31 maggio. Le 24 mila assunzioni di questo primo capitolo sulla Pa saranno divise tra Ragioneria generale, amministrazioni locali, Transizione digitale e, per la fetta più grossa (oltre 22 mila), giustizia, visto l’enorme arretrato che soffoca i tribunali. Ci sarà un’infornata di esperti, professionisti, tecnici informatici, dirigenti, che avranno il compito di accelerare i progetti del Recovery, monitorarli, evitare i pantani della burocrazia. Ci sarà un portale unico, «stile Linkedn» spiega Brunetta, per le candidature. I concorsi saranno semplificati e verranno rispettate le linee guida dell’Ue. Cioè: non si useranno i fondi del piano europeo per assunzioni che non riguarderanno strettamente il piano. Cesserà l’obbligo di smart working al 50% e tornerà il turn over. Ci saranno premi e verifiche periodiche sugli obiettivi raggiunti.

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