Tassa di successione: le aliquote, come funziona e l’ipotesi di aumento

di Massimiliano Jattoni Dall’Asén

La proposta di Enrico Letta

Tassare l’eredità dell’1% degli italiani più ricchi per dare una dote ai giovani e permettere loro di affrontare con più sicurezza un mondo del lavoro sempre più difficile o l’acquisto della prima casa sembrava un’idea che avrebbe trovato tutti d’accordo. Così probabilmente pensava il segretario del Pd, Enrico Letta, che ha individuato il finanziamento della dote in una imposta di successione sulle eredità superiori ai 5 milioni di euro. Letta però si è scontrato con il “no” compatto di tutto il centro-destra e pure con l’indifferenza di Mario Draghi, che ha sottolineato che ora è tempo di dare e non di prendere (nemmeno ai milionari).
Ma cos’è la tassa di successione? A quanto ammonta in Italia? E come funziona nel resto d’Europa? Cerchiamo di capirlo.

Tassa di successione: le aliquote cambiano con il grado di parentela

L’imposta di successione fu introdotta nel neonato Regno d’Italia nel 1862. Nel corso degli anni ebbe varie vicissitudini finché venne disciplinata a partire dal gennaio 1991. Fu il governo Berlusconi II, nel 2001, ad abolirla, e il Prodi II a reintrodurla nel 2006.
Allo stato attuale, le entrate per le casse dello Stato proveniente dall’imposta di successione sono irrisorie. Si tratti, infatti, del solo 0,1% del gettito tributario totale.
Il dl n. 262 del 2006 ha previsto una franchigia da 1 milione di euro per i trasferimenti effettuati in favore del coniuge in vita o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti): da quella cifra in su è prevista un’aliquota del 4% da applicare sul valore complessivo netto. L’aliquota diventa del 6% per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle a partire dai 100 mila euro. L’eredità in favore di altri parenti fino al quarto grado e per gli affini in linea collaterale fino al terzo grado, invece, non ha alcuna franchigia e l’aliquota è sempre del 6%. Per tutti gli altri soggetti beneficiari di un’eredità, infine, l’aliquota è dell’8%, senza l’applicazione di alcuna franchigia. Se però il beneficiario è portatore di un handicap, la franchigia sale a 1,5 milioni di euro.

Il confronto con gli altri Paesi europei

L’imposta di successione in Italia è molto lontana dal 15% della media Ocse. Noi abbiamo infatti una delle aliquote più basse in Europa (dal 4 all’8% massimo), come conferma l’ultimo rapporto EY dedicato alla tassa di successione. Per avere un’idea: l’aliquota massima in Germania è al 30%, in Spagna al 34%, in Gran Bretagna al 40% e in Francia raggiunge addirittura il 45%. In Svezia, invece, è stata abolita nel 2004.

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