Via alla tassa globale per i giganti del web: “È una svolta storica”

Alessandra Rizzo

LONDRA. Accordo «storico», «impegno senza precedenti», svolta «che avviene una volta al secolo». Così i ministri dell’economia e finanze presenti al G7 hanno salutato l’accordo raggiunto al vertice di Londra per una riforma della tassazione globale delle aziende, compresi i colossi del web come Amazon e Microsoft, e altre grandi multinazionali.

Un accordo che potrebbe generare decine di miliardi di dollari, ed euro, a Paesi alle prese con le ripercussioni economiche della pandemia, raggiunto dopo anni di discussioni e sulla spinta di un rinnovato impegno al multilateralismo impresso dall’amministrazione Biden. E adesso la palla passa al G20 a presidenza italiana, che nel vertice di Venezia del prossimo luglio spera di definire i dettagli dell’accordo e allargarlo alle altre grandi economie globali. «È un passo storico verso una maggiore equità e giustizia sociale per i cittadini», ha detto da Roma il presidente del Consiglio Draghi. Per il padrone di casa, il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, la riforma «adegua il sistema fiscale globale all’era digitale» e assicura che le imprese «paghino l’ammontare giusto nel posto giusto».  L’accordo punta a risolvere il problema dell’elusione delle tasse da parte di aziende che fissano la domiciliazione legale in paradisi fiscali invece che nei Paesi in cui operano e generano profitti, tra l’altro esplosi durante la pandemia. Recentemente ha destato scalpore il caso di una sussidiaria di Microsoft che, grazie alla domiciliazione nelle Bermuda, ha versato zero tasse in Irlanda a fronte di un profitto annuale di 315 miliardi di euro.

L’impegno dei ministri di Usa, Giappone, Canada, Germania, Italia, Francia, Regno Unito e dell’Ue prevede un’aliquota globale minima del 15% per la «corporate tax». E l’imposizione di tasse sul 20% degli utili oltre la soglia del 10% di profitto da «riallocare nei Paesi in cui si effettuano le vendite», cioè dove le aziende generano i profitti, e non dove hanno la sede legale. Sono i due pilastri di una proposta che «sblocca un dibattito durato una decina d’anni», come ha spiegato il ministro dell’Economia Daniele Franco, e che aumenta la pressione sulle altre grandi economie come Russia e Cina ad adottare misure simili. Le discussioni continueranno in sede Ocse tra oltre 130 paesi, con l’intenzione di concludere l’accordo entro il vertice G20 di ottobre sotto la presidenza italiana.

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