Via alla tassa globale per i giganti del web: “È una svolta storica”
Cento aziende coinvolte
Restano da definire i criteri per determinare quali multinazionali rientrino nel nuovo sistema, ma probabilmente saranno un
centinaio di imprese, inclusi i giganti del Big Tech, che pure non sono
stati nominati espressamente. Il nuovo regime non entrerà in vigore
prima di «alcuni anni», secondo il ministro Franco, e a quel punto la
digital tax introdotta da vari Paesi tra cui l’Italia verrà eliminata.
«Stiamo parlando di una ristrutturazione di tassazione globale che si
verifica una volta al secolo», ha commentato il commissario europeo
all’Economia Paolo Gentiloni, ringraziato pubblicamente dal presidente
del Consiglio Europeo Michel. Una svolta impressa anche dalla pandemia
che, come altre crisi del passato, ha offerto la possibilità di
«ridisegnare le regole», ha aggiunto Gentiloni. A chi teme l’opposizione
in sede Ue da parte di Paesi con una corporate tax bassa, come
l’Irlanda, Gentiloni ha detto che la spinta che arriva dal G7 è
«straordinaria, difficile sottrarsi ad un treno globale».
Secondo le stime, un’aliquota del 15% potrebbe generare per la Ue quasi 50 miliardi di euro l’anno, mentre per gli Usa porterebbe qualcosa come 500 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni contribuiendo all’ambizioso progetto di finanziamento pubblico di Biden. A Londra, i ministri sono stati concordi nel lodare l’apporto della Segretaria al Tesoro Janet Yellen, che da parte sua ha salutato l’intesa come un «impegno senza precedenti che pone fine alla gara al ribasso nella tassazione alle aziende».
L’apertura dei giganti
Dalle aziende arrivano aperture. Per Amazon si tratta di un «gradito passo avanti» nello sforzo di raggiungere un sistema globale stabile, mentre Google si augura che un accordo finale sia concluso presto e Facebook si dice favorevole ad una riforma, pur riconoscendo che «questo potrebbe significare che pagheremo più tasse e in luoghi diversi».
LA STAMPA
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