“Assieme perdiamo di vista l’orologio”. Salvini ostenta un idillio con Draghi, per un motivo preciso
Sintonia, entusiasmo, grande feeeling. Quasi un idillio. Matteo Salvini ricama la tela del colloquio con Draghi senza lesinare gli aggettivi: “Incontro utile, da ripetere, sostanziale condivisione, ottimi risultati dell’esecutivo, soddisfazione”. Un’ora e mezzo a tu per tu, cosi concentrati che “abbiamo perso di vista l’orologio”. A unirli, l’ottimismo per il “rimbalzo” del Pil e la speranza di un’estate di ripresa dei consumi. Sulla tempistica dello sblocco dei licenziamenti c’è “assoluta sintonia”. Nel mezzo buona parte dell’azione di governo: fisco, giustizia, sostegni, ripresa estiva, riforma della P.A., scuola, immigrazione. Il leader della Lega rassicura il premier che la sua campagna per i referendum sulla giustizia non è una mina sul percorso della riforma Cartabia, ma subito dopo motiva il partito nella riunione su Zoom con ministri, coordinatori regionali e capigruppo: il 19 giugno tutti in piazza per la prima mobilitazione nazionale post-covid dal titolo “Prima l’Italia”, un milione di firme come obiettivo referendario.
Insomma, Salvini parla a nuora (Draghi) perché intenda suocera (il centrodestra). Ostenta i buoni rapporti con Palazzo Chigi – che, nello stile consueto, parla di “incontro cordiale” – ma anche la sua rilevanza nel centrodestra, dove ambisce alla golden share. Con Draghi di federazione non si è discusso: “Parliamo di Italia, non di partiti”. Ai suoi ha detto: il progetto va avanti, ma vedremo come reagiscono gli alleati. A partire dai perplessi di Forza Italia, a cui ha mandato segnali di pace: non sarà un’annessione, pari dignità per tutti, nessuna fusione alle viste. Ma il percorso dei gruppi unici ha incontrato le barricate, si torna a parlare più modestamente di portavoce comuni: quelli che volevano le “colombe” azzurre durante la crisi di governo, nei momenti di alta tensione tra Berlusconi e Salvini, e che sono finiti nel nulla.
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