Il grande affare dei vaccini: con 50 miliardi immunizzato il 70 per cento del mondo
Tommaso Carboni
Tra i tanti obiettivi del G7 di sicuro quello più urgente è fermare la pandemia. E così il club delle democrazie ricche si è impegnato a distribuire un miliardo di vaccini e l’America da sola ha promesso altre 500 mila dosi. Sembra uno sforzo generoso, in realtà è poca cosa: lascia gran parte del lavoro sulle spalle di Covax, lo schema d’assistenza internazionale che cerca di garantire antidoti ai paesi a medio e basso reddito, ma che al momento è lontanissimo dall’avere dosi sufficienti per porre fine alla minaccia Covid-19.
Questo ritardo, sostiene il Fondo monetario internazionale, è tanto crudele quanto miope dal punto di vista economico. Il Fondo calcola che immunizzare il 70% degli adulti nel mondo entro aprile 2022 costerebbe solo 50 miliardi di dollari, ossia una percentuale minuscola (esattamente lo 0,13%) del Pil complessivo dei 7 grandi paesi industrializzati. E i benefici dell’investimento sarebbero stupefacenti. Secondo il FMI, oltre a salvare milioni di vite umane, una vaccinazione a tappeto di tutti i paesi farebbe guadagnare all’economia globale 9mila miliardi di dollari entro il 2025. L’Economist ha fatto i conti: l’investimento avrebbe un ritorno preciso del 17.900 per cento. Dunque, l’affare del secolo. L’immunità di gregge dell’intero pianeta consentirebbe una ripresa più rapida delle attività economiche, con più scambi commerciali, vendite e profitti – di cui i sette grandi paesi industrializzati sarebbero i primi a beneficiare. Potrebbero farlo (quest’investimento) anche per dare una risposta forte alla Cina che ha attuato finora una discreta diplomazia del vaccino. Di dosi cinesi ne sono state distribuite più di 260 milioni in 95 paesi – almeno stando ai dati di Bridge Consulting, società di consulenza con base a Pechino.
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