Il grande affare dei vaccini: con 50 miliardi immunizzato il 70 per cento del mondo
Cosa replicano le democrazie? Oltre alla promessa comune di un miliardo di dosi fatta al G7, gli Stati Uniti si sono impegnati a consegnare 500 milioni di vaccini Pfizer al programma Covax – 200 milioni quest’anno, il resto nella prima metà del 2021. Il Regno unito distribuirà cento milioni di dosi nei prossimi mesi. L’Unione Europea altre cento per i paesi africani e altre nazioni in via di sviluppo entro quest’anno. “È nostra responsabilità, nostro obbligo morale salvare più vite umane possibile”, ha detto Boris Johnson, il primo ministro inglese. Parecchio in ritardo, ma meglio tardi che mai. Perché Covax ha davvero bisogno di un rinforzo potente e tempestivo. I paesi con meno risorse si affidano a questo programma per ottenere vaccini. L’obiettivo di Covax era distribuire 2 miliardi e 200 milioni di dosi entro l’anno. L’obiettivo è diventato rapidamente un miraggio: a destinazione sono arrivati per ora solo 83 milioni di antidoti. Un tradimento grottesco di consegne e donazione mai rispettate. La disfatta è in parte dovuta al drammatica situazione in India, che per far fronte ai propri contagi ha smesso di esportare AstraZeneca, con cui però si riforniva molto Covax.
I numeri mostrano una disuguaglianza che è una minaccia per tutti. Visto che più il virus circola è più rischia di mutare in varianti pericolose. Nel mondo sono stati somministrati oltre 2 miliardi e 300 milioni di vaccini. Una media di 30 dosi ogni 100 persone (dati raccolti dal New York Times). Si va dal massimo del Nord America (65 dosi ogni 100 abitanti) al minino dell’Africa (3 dosi ogni 100 abitanti). Detto in altre parole, significa che l’85 percento degli antidoti è finito nelle braccia di cittadini di paesi ad alto e medio reddito. Mentre lo 0,3% delle dosi ha raggiunto i paesi poveri.
LA STAMPA
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