La sorpresa del Pd, ora è il primo partito. FdI sorpassa la Lega
Mentre alla Camera i moderati più lealisti imputano al leader «troppi zig zag, una linea erratica che non si capisce dove vada a parare. Lo abbiamo preso come un ex premier autorevole, temiamo che in Francia sia diventato gauchista…» è una delle battute di quelli che fanno capo a Guerini, corrente forte ora dell’arrivo di Delrio e Serracchiani. Ma basta sentirli per capire che non si tratta di fronda contro il leader: raccomandazioni felpate, «Base riformista è leale con Letta, ma su M5s ci vuole prudenza: prima l’identità del partito, per andare oltre il 20%, poi costruire un’alleanza», dice Alessandro Alfieri. È vero che molti temono che «la ricerca dello “zoccolo duro” di sinistra ci trascini in una ridotta minoritaria», ma ancora nessuno dei big, da Orlando a Franceschini a Guerini, si mette di traverso, anzi tutti remano col segretario.
È sui territori che le tensioni crescono alla vigilia del voto: l’ultimo è il caso Calabria, dove il candidato Nicola Irto, sostenuto da tutte le correnti tranne che dal vicesegretario Beppe Provenzano, si è tirato indietro, suscitando «stupore e irritazione per una scelta personale» (copyright del Nazareno), visto che «gli era stato dato mandato di costruire una coalizione larga», con i grillini ma anche con le Sardine. Ora si cercano altri nomi, come l’avvocatessa Anna Falcone, gradita a Conte. «Si lavora a una soluzione per tener dentro tutti», dicono al Nazareno, inebriati da quel sondaggio. —
LA STAMPA
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