Risate e gesto delle manette. Ciro Grilo, la madre e gli amici videoregistrati in caserma

Interviene lo zio di Corsiglia che «dice a Ciro di dar retta a sua madre», scrivono i carabinieri, «e a quel punto Ciro sembra cambiare tenore della conversazione con gli amici». Ma poco dopo evidentemente torna sui fatti della Sardegna perché si guadagna un altro rimprovero della madre «che gli dice di uscire dalla sala d’attesa». Il riassunto dell’intercettazione ambientale rivela che «a quel punto lo zio di Corsiglia sussurra qualcosa all’orecchio di Ciro mentre suo nipote dice che hanno tutta la vita per parlarne». Gli sforzi degli adulti, però, non bastano a chiudere il chiacchiericcio fra i ragazzi. Così quando di nuovo «Ciro ride e scherza la madre gli dice: «Sei un deficiente, non ho parole… siete tre bambini e non capite…».

I genitori
I brogliacci svelano che Parvin Tadjik, «commenta con la madre di Edoardo di aver visto il profilo Instagram della ragazza che ha denunciato». Dice che «mi sono tranquillizzata perché dai post che ha pubblicato dopo l’episodio mi pare serena». Alle 10.42, quando arriva il quarto del gruppo, Vittorio Lauria, i carabinieri con una scusa fanno uscire gli accompagnatori e i ragazzi restano soli. La descrizione della scena è questa: «Ciro con gesti fa cenno agli altri di smettere di parlare e sempre a gesti fa cenno agli altri di rimanere in silenzio portandosi le mani vicino alle orecchie come a lasciar intendere che potrebbero essere ascoltati». E allora è Vittorio che parla: «Siamo indagati ma sappiamo di essere innocenti» e Francesco gli risponde che «non è né il momento né il posto per parlarne». Ciro: «Abbiamo tutta la vita per parlarne». Ma Vittorio insiste: «Stiamo tranquilli perché noi lo sappiamo di non aver fatto quelle cose lì».

Smartphone
Nei giorni precedenti al sequestro degli smartphone Grillo jr, Emanuele Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia avevano avuto fitti scambi di messaggi. Nelle conversazioni intercettate si parla di «tre contri uno». In un altro scambio tra Lauria e Capitta si palesa la consapevolezza che quella serata sta diventando un guaio per loro: «Ho paura che quella ci ha denunciato», dicono. La presunta violenza è del 17 luglio 2019 nella residenza di Beppe Grillo a Porto Cervo. Secondo l’accusa, la ragazza allora 19enne, avrebbe subito prima uno stupro da Corsiglia e poi dagli altri tre dopo che era stata costretta a bere vodka. I quattro hanno sempre detto che la studentessa era consenziente. Una versione ribadita da Ciro davanti ai carabinieri di Genova, dove ha anche detto che quello nelle foto oscene, fatte mentre l’amica della studentessa dormiva, «non ero io». Poco prima della scadenza dei 20 giorni tra l’avviso di chiusura indagini e la richiesta di rinvio a giudizio i legali dei quattro (gli avvocati Sandro Vaccaro, Enrico Grillo, Gennaro Velle, Romano Raimondo, Ernesto Monteverde e Mariano Mameli) hanno chiesto alla procura di Tempio di sentire David Enrique Byo Obando, il norvegese di 21 anni, che la studentessa aveva accusato di stupro l’anno prima. I pm non lo hanno però sentito e potrebbe a questo punto essere chiamato a testimoniare nel corso dell’eventuale processo. Ieri la procura di Tempio ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro. Le accuse nei loro confronti è di violenza sessuale di gruppo aggravata dall’uso di sostanze alcoliche nei confronti della studentessa italo-norvegese, e di violenza sessuale di gruppo nei confronti della seconda ragazza per alcune foto oscene scattate mentre la giovane dormiva sul divano. Da questa accusa è escluso Corsiglia. «Dopo il video di Beppe Grillo si è scatenato un derby. Una faziosità dannosa sia per le vittime che per gli indagati, tanto più che si tratta di giovanissimi. Tutta la vicenda, invece, doveva fare riflettere sugli errori fatti e servire da esempio anche ad altri giovani», ha detto Vinicio Nardo, avvocato della seconda ragazza coinvolta nel presunto stupro di gruppo a una studentessa italo-norvegese compiuto da Ciro Grillo e tre amici. L’amica della ragazza italo-norvegese è quella che ha subito abusi per le foto oltraggiose che Grillo jr e due dei tre amici hanno scattato mentre lei dormiva. Il legale, che è anche presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Milano, sottolinea di non parlare a nome della famiglia. 

LA STAMPA

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