Draghi fa sponda con Merkel, Biden sorpreso dai toni sulla Cina

Dietro ai tentativi di minimizzare le distanze c’è una spaccatura che non è stata sanata. Con Biden si schierano il canadese Justin Trudeau e l’inglese Boris Johnson. Draghi e Michel stanno con Merkel. La cancelliera non vuole seguire Biden nella sua guerra alla Cina, motivata anche da ragioni di politica interna e dal pressing del Partito Repubblicano. Merkel appare fredda pure sull’opportunità di impegnare milioni di euro sul progetto chiamato «Build back better for the world», la contro-Via della Seta fatta di investimenti infrastrutturali e partnership commerciali, immaginata da Biden per sfilare, in nome della transizione ecologica, i Paesi più poveri o deboli dalla sferza di influenza cinese. Mentre sull’idea di task force comune sulla Cina proposta dal premier inglese, Merkel e Draghi concordano sul fatto che non debba essere percepita come antagonistica verso Pechino, ma propositiva di un’«agenda alternativa», nella quale altri Paesi si possano riconoscere. Solo il francese Emmanuel Macron, tra gli europei, sembra aderire con maggiore convinzione alla campagna per frenare l’avanzata asiatica. Ed è anche l’unico leader con il quale il presidente americano fissa in agenda un bilaterale formale. Merkel riceve l’invito alla Casa Bianca per il 15 luglio. Con Draghi, invece, Biden si limita alla formula del “pull aside”, che da protocollo diplomatico è un gradino sotto. Il faccia a faccia a margine va in scena all’esterno del cottage dell’americano. Draghi lo ringrazia per aver riallacciato lo storico legame con l’Ue e lo tranquillizza sui frequenti terremoti politici italiani: «Certe cose come la nostra profonda alleanza con gli Usa non cambiano mai». Con il sottofondo stridulo dei gabbiani Biden gli racconta per l’Italia e per Capri in particolare. Si lasciano con Draghi che dice: «Considera di avere un invito permanente». Poi il premier si prepara all’appuntamento previsto con la stampa, prima di scoprire che le rigide misure di sicurezza inglesi hanno bloccato il pullman dei giornalisti italiani. E così le dichiarazioni arrivano per iscritto: «Sin dalla formazione del governo sono stato molto chiaro che i due pilastri in politica estera sono europeismo e atlantismo. Con Biden siamo d’accordo su molte cose: donne, giovani, difesa degli ultimi, diritti e tutela dell’ambiente». Palazzo Chigi sostiene che non si è parlato di Cina, ma la nota ufficiale della Casa Bianca dice che i due leader hanno preso un impegno comune a lavorare su Pechino come su Libia e Russia, «come priorità globali».

LA STAMPA

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