Biden, l’Europa e la Cina: i sorrisi e la realtà al G7
Dovrebbero essere forse italiani e francesi ad occuparsi di quanto accade in questo quadrante geo-politico? Bisogna essere realisti: l’Italia non dispone di un «fronte interno» in grado di reggere in presenza di crescenti tensioni e rischi per la sicurezza nel Mediterraneo. Se non è l’America ad occuparsene….
Il secondo ostacolo si chiama Turchia. Biden, a differenza di Trump, ha condannato la repressione interna praticata dal dittatore turco Erdogan. Ma il caso della Turchia, membro sempre più anomalo della Nato, resta al momento intrattabile. E rischia diventarlo sempre più. È vero che l’economia turca oggi va molto male ma ciò non significa che l’era Erdogan sia al tramonto. Esistono abbondanti prove storiche che dicono che i dittatori, se controllano tutte le leve del potere, sono in grado di durare anche se l’economia del loro Paese va a rotoli. Meglio partire dal presupposto che le ambizioni neo-ottomane della Turchia non siano un fuoco di paglia, siano in grado di influenzare il futuro del Mediterraneo e quindi anche dell’Europa meridionale. Il duro confronto fra il presidente francese Macron ed Erdogan di qualche mese fa — ricordiamo — aveva anche un importante risvolto di politica interna francese, riguardava i finanziamenti turchi a moschee e movimenti islamici in Francia. In vari Paesi europei potrebbero nascere in futuro, condizionandone la politica estera, gruppi di pressione filo-turchi. Il disegno neo-ottomano potrebbe servirsi, come in parte già oggi avviene, di una combinazione di uso della forza militare, penetrazione economica e capacità di essere guida e referente — come è stato per secoli — per una parte dell’islam sunnita. Questo non sarebbe un argomento da nascondere fra le varie e eventuali in una riunione della ipotizzata Lega delle democrazie.
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