Successi e menzogne di Bibi, il leader aggrappato al potere

ASSAF GAVRON

Sto scrivendo a poche ore di distanza dall’annuncio ufficiale del nuovo governo, e la sensazione principale che provo è di apprensione. Incredulità. Circospezione. Sospetto. Diffidenza. Sta accadendo sul serio? Benjamin Netanyahu è stato Primo ministro di Israele per quindici anni, dodici dei quali consecutivi, dal 2009 a oggi, e soprattutto gli ultimi due delle quattro campagne elettorali ci hanno insegnato che farà di tutto per restare al potere. Si aggrapperà alla sua poltrona di Primo ministro con le unghie, fino a esserne allontanato di peso. Ricorrerà a qualsiasi stratagemma da manuale per scongiurare ciò che per lui è inimmaginabile: che qualcun altro guidi questo Paese.

Oggi dovremmo essere onesti e menzionare gli aspetti positivi dei governi Netanyahu. Prima di tutto, è stato un Primo ministro attento e restio, quando si trattava di interventi militari e guerre. Durante tutto il lungo periodo del suo mandato, nella nostra regione non c’è stata una guerra di grande portata, e poter dire una cosa del genere riguardo 15 anni della storia di Israele è già dire molto. In secondo luogo, ha contribuito a contrastare in modo tempestivo il coronavirus in Israele, grazie alle pressioni che ha esercitato assai presto sull’amministratore delegato di Pfizer affinché rifornisse il Paese di milioni di dosi di vaccino. In terzo luogo, gli accordi di pace che ha firmato con numerosi Paesi arabi del Golfo sono stati passi avanti importanti e decisivi per integrare Israele in una regione a maggioranza musulmana. Quarto, i suoi governi hanno varato riforme che hanno stabilizzato e aperto l’economia, tra cui un investimento senza precedenti in una società araba. Certo, si possono avere riserve su tutti e quattro i punti elencati: non c’è stata una guerra a tutto campo, ma si sono susseguite grandi e sanguinose operazioni belliche, oltre a un’occupazione di cui non si intravede la fine; c’è stata una riluttante gestione iniziale della pandemia da coronavirus, specialmente tra gli ebrei ultraortodossi; non si è fatto nessun passo avanti decisivo nel processo di pace con i palestinesi; e l’anno scorso l’indebitamento del Paese è diventato colossale. Eppure, Bibi qualche merito ce l’ha.

Netanyahu ha una forte personalità, scoppia di energia, lavora sodo, in qualche caso in modo maniacale. Queste caratteristiche avrebbero potuto essere messe al servizio e a beneficio dei cittadini, se solo fosse stata questa la sua priorità numero uno. Purtroppo, con il passare degli anni al potere, questa sua forza è stata messa a servizio soltanto dei suoi traguardi legali e politici.

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