L’atlantismo di Draghi vincola i populisti a scelte nette
di Massimo Franco
Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento
Le parole di Mario Draghi pronunciate ieri dopo la riunione della Nato a Bruxelles possono anche apparire prevedibili. È noto che il premier e ex presidente della Bce è un atlantista convinto; e che una delle letture meno sottolineate sul suo arrivo al vertice del governo riguarda la sterzata netta per fare tornare l’Italia nel suo alveo strategico tradizionale dopo gli sbandamenti del populismo. Ma nell’enfasi del suo intervento, nel quale ha descritto la Nato come «pietra angolare della nostra sicurezza» negli ultimi 72 anni, si avverte qualcosa di più: un messaggio destinato anche ai partiti del suo governo.
Draghi sembra parlare agli alleati europei che negli ultimi anni hanno visto nei vincoli atlantici
non solo uno scudo ma una gabbia. Ma si rivolge in parallelo ad alcune
delle forze politiche che a intermittenza hanno mostrato la tentazione
di slittare e far slittare il Paese verso posizioni ambigue: fino a dare
l’impressione di una pericolosa equidistanza tra Nato e Federazione
Russa o Cina. Si tratta di una bussola geopolitica che costringe
soprattutto Lega e Movimento Cinque Stelle a ricalibrare i loro punti
cardinali a livello internazionale. Il Pd dovrebbe risentirne di meno,
nonostante l’alleanza controversa col grillismo.
La sensazione è che il premier si presenti nei panni di vero regista della politica estera.
E che si confermi il garante dell’ortodossia italiana non solo nei rapporti finanziari con l’Ue, ma sul piano militare e strategico con gli Usa; con la sponda del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Ma l’eco italiana del G7 e della riunione della Nato è sovrastata dalla scelta faticosa dei candidati alle elezioni di ottobre nelle grandi città; dalle polemiche su alleanze tuttora in evoluzione. Di fatto, si tende a rimandare l’analisi delle implicazioni che il rilancio dell’Alleanza atlantica avrà sul piano interno. Eppure, è destinato ad averne. Basta pensare all’assicurazione che Draghi ha fatto su possibili missioni militari all’estero: tema che incrocia il ruolo del Parlamento e gli orientamenti dell’opinione pubblica.
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