Seconda dose con un vaccino diverso, ora abbiamo le prove: il mix è più efficace

E adesso abbiamo anche i dati della Germania, vengono dal Dipartimento di virologia dell’Università di Ulm; è vero non sono ancora pubblicati ma lo saranno presto e chiunque li può vedere in medRxiv in forma di pubblicazione non definitiva, accessibile alla comunità scientifica. Si tratta di 26 persone che hanno ricevuto AstraZeneca, seguita dopo 8 settimane da Pfizer, in cui si è registrata una potente risposta immune e soprattutto un’aumentata reattività delle cellule T contro Sars-CoV-2. Ma la parte più interessante di questo studio è che, almeno nei test di laboratorio, il siero dei soggetti trattati con due vaccini diversi inattiva le varianti inglese, sudafricana e persino quella indiana (si chiama «delta» ed è quella di cui abbiamo tutti tanta paura). Certo, 26 pazienti non sono tanti, ma lo studio è così elegante da lasciare pochi dubbi. Sempre su medRxiv ci sono i dati di un altro studio fatto a Berlino questa volta: i pazienti sono di più (340) e sono medici o infermieri. Viene fuori che fare prima AstraZeneca e poi Pfizer con 10-12 settimane di intervallo dà una forte risposta immune ed è molto ben tollerata. E non basta, fra qualche settimana finiranno gli studi iniziati in Inghilterra ormai da molti mesi. Questa volta i «pazienti» (nel senso che hanno avuto la pazienza di sottoporsi a diversi schemi vaccinali) sono molti di più: 830. Un gruppo ha ricevuto AstraZeneca e poi Pfizer a 4 o 12 settimane di distanza. E poi il contrario, prima Pfizer e poi AstraZeneca, sempre con intervalli diversi di somministrazione. E ci sono i «controlli», cioè si è fatto il richiamo, con lo stesso preparato agli stessi intervalli, per poter dimostrare che la vaccinazione eterologa offriva davvero vantaggi misurabili.

Ma davvero non ci sono eventi avversi? È questo che più di tutto preoccupa la gente. Cosa sappiamo di preciso di questo? Vaccini senza effetti spiacevoli, per lo meno in una certa percentuale di persone, non ce ne sono, questo credo ormai lo abbiano capito tutti. Ma i ricercatori inglesi ci aiutano a rispondere anche a questa domanda. Mentre portavano avanti il loro lavoro, il Comitato etico ha preso in esame le cartelle cliniche dei medici e degli infermieri trattati finora per verificare se ci fossero effetti indesiderati; i risultati sono riportati dal Lancet di questi giorni. A dirla tutta la vaccinazione eterologa qualche disturbo in più rispetto a quella con due dosi dello stesso vaccino lo dà. Febbre, soprattutto — nei giorni successivi alla seconda dose — nel 34% dei casi. E poi ci possono essere stanchezza, dolori articolari e muscolari. Succede nel 20-30% dei casi, sia con la vaccinazione eterologa che con quella tradizionale, ma si risolve tutto in pochissimi giorni, e nessuno di chi ha preso parte allo studio inglese ha dovuto essere ricoverato. Così la vaccinazione eterologa è una delle possibili soluzioni per vaccinare presto l’Europa e forse il mondo, e se quello che si è visto in laboratorio succede anche in vivo, chissà che non sia il modo di contrastare le varianti, per cui va trovata una soluzione presto. A questo punto vorrei esprimere la mia gratitudine ai ricercatori spagnoli, inglesi, tedeschi: senza il loro impegno e la loro determinazione oggi non sapremmo nulla né dell’efficacia né della sicurezza delle combinazioni dei vaccini per contrastare Sars-CoV-2. So bene che nessuno di questi studi è perfetto e che in un mondo ideale ci vorrebbero centinaia di migliaia di persone «pazienti» seguite con diverse combinazioni. Questo semplicemente non si può fare, non in tempi brevi per lo meno. Si possono però raccogliere tutte le evidenze disponibili, dal laboratorio, agli animali agli studi sull’uomo. Lo ha fatto Science l’11 giugno che alla fine raccomanda che per i vaccini si cambi politica e che la cambino tutti, ma proprio tutti nella direzione del Cts e del governo italiano.

Se vogliamo fargli un appunto — al Cts — facciamoglielo: non perché hanno scelto la strada dei due vaccini diversi, ma perché sono arrivati tardi, quando tanti altri Paesi dell’Ue e del mondo lo stavano già facendo da mesi. A Matthew Snape, un grande esperto di vaccini dell’Università di Oxford, hanno chiesto: «Ci sarà un futuro per la vaccinazione eterologa o sarà un fuoco di paglia?». E lui: «Sarà la realtà per la maggior parte dei Paesi del mondo che vogliano fare il miglior uso possibile di quello che abbiamo a disposizione finora».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.