Larghe intese in maglia azzurra. E l’Italia vince
di BRUNO VESPA
Manuel Locatelli è sbocciato al momento giusto. Un fiore simbolico di speranza in un prato che sta rinverdendosi. Non sappiamo come finirà l’avventura della nazionale in un campionato europeo che s’annunciava per noi molto difficile. Ma rivedere la gente che torna a fare comunità davanti a un maxischermo fa il paio con gli aeroporti e le stazioni che vanno gradualmente riempiendosi: o meglio, diciamo che il deserto dell’ultimo anno è un ricordo. La voglia di vivere sta esplodendo e resta l’amarezza dinanzi ai due milioni di nuovi poveri che non potranno permettersi altri godimenti oltre le partite della nazionale.
Per ora Mancini e Draghi stanno vincendo alla testa di squadre senza i blocchi del passato: non quello della Juve che era il nerbo della nazionale, non quello del Pd, centrale degli ultimi dieci anni. Sono stati bravi a fare squadra con i singoli. Il Green Pass anche per chi non viaggerà è un passaporto di libertà e arriverà presto anche per noi il momento più simbolico: toglierci la mascherina all’esterno, tornare a guardarci in faccia, visto che la Francia che ha più contagi di noi e più ricoveri in terapia intensiva ne ha fatto già a meno. Spiace che la confusione sui vaccini figlia degli equivoci su AstraZeneca (e delle pur rarissime morti da esso provocate) abbia messo un po’ di sabbia nei meccanismi perfetti del generale Figliuolo.
Il milione di dosi al giorno con cui eravamo partiti all’inizio di giugno si è ridotto della metà. L’ordinanza dell’11 giugno con cui il governo vietava l’uso di AstraZeneca ai minori di sessant’anni prescrivendo per la seconda dose Pfizer o Moderna viene in parte vanificata dai dubbi dagli organismi regolatori. Ad accrescere la confusione dei cittadini, arrivano la decisione del Lazio di continuare come prima, le perplessità di Puglia e Lombardia, la decisione del Veneto di somministrare sulle spiagge anche a chi ha meno di sessant’anni J&J che però è un vaccino virale come AstraZeneca.
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