Così Draghi ha deciso il filo diretto con il Cts: troppe «vischiosità» in certi ministeri
ANSA
È l’ultimo miglio, l’ultimo tratto di strada verso il ritorno alla vita e alla libertà, premesse indispensabili per la ripresa economica e sociale del Paese. E Mario Draghi, con la conferenza stampa lampo di venerdì sera sui vaccini, ha fatto capire al convoglio del governo che non accetterà altri sbandamenti sul binario della lotta alla pandemia, che per il presidente del Consiglio è il più importante.
Il modo e il tono con cui il premier ha messo la (sua) faccia sulla vaccinazione eterologa per tranquillizzare i dubbiosi, diradare la nebbia degli ultimi giorni e dare lo sprint alla campagna, è solo la parte più visibile della strategia con cui vuol prendere per mano gli italiani e portarli fuori dall’emergenza. La triangolazione tra presidenza del Consiglio, ministero della Salute e struttura del commissario Francesco Paolo Figliuolo sarà sempre più stretta e dalla sala comandi di Palazzo Chigi si intensificheranno le comunicazioni con i «big» del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro.
Raccontano che la fiducia di Draghi verso Roberto Speranza non sia mutata: il premier lo stima, apprezza il suo lavoro, non ha in mente commissariamenti o ridimensionamenti di sorta del ministro e non era certo lui il bersaglio del pubblico richiamo di venerdì. Ma il problema a quanto si dice ai piani alti del governo esiste e riguarda la struttura del dicastero della Salute, da cui negli ultimi tempi sarebbero usciti messaggi imprecisi o incompleti, o comunque non in linea con la «trasparenza totale» con cui Draghi ha deciso di affrontare l’emergenza Covid e la campagna vaccinale.
Se il Comitato tecnico scientifico afferma che Johnson&Johnson è equiparabile ad AstraZeneca e poi dagli uffici del dipartimento Prevenzione della Salute escono documenti che non ne parlano, un governatore come Vincenzo De Luca può costruire una polemica politica gridando ai quattro venti che, sui vaccini a vettore virale, «la posizione del ministero non è definita in modo chiaro e vincolante». Simili perplessità Draghi e il suo staff nutrono nei confronti della struttura del ministero dell’Istruzione, che come quella della Salute non implementa o a volte o persino intralcia le scelte del governo. Anche sulla scuola da qui a settembre si dovranno prendere decisioni importanti per la vita di milioni di famiglie, ragazzi e bambini e sembra che Draghi sia molto infastidito dalla «vischiosità» di certi uffici e settori della pubblica amministrazione, abituati da decenni a fare il bello e il cattivo tempo grazie alla «santa alleanza» con i sindacati. Insomma, quando il governo decide, la struttura ministeriale deve eseguire e non ostacolare.
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