Le risposte che il Paese non riceve dai partiti

Un linguaggio che funzionava fino a poco tempo fa, nell’Italia in uscita da Covid può fare la fine delle auto diesel di fronte a Tesla o degli sms con Whatsapp. E naturalmente non vale solo per un centrosinistra percorso da venature assistenzialiste e tentato dalle soluzioni semplici ma illusorie (il blocco dei licenziamenti, ha detto la Commissione europea, non evita i costi della crisi ma li scarica sui giovani). Anche nel centrodestra qualcuno avrà pensato a un certo punto — legittimamente — di aver trovato un modo efficace di stare sul mercato della politica. Non solo per l’uso molto personale dei social, anche per il messaggio identitario senza complessi che si ispirava a modelli già sperimentati fuori dall’Italia.

Ma i leader della destra italiana si sono guardati intorno ultimamente? Negli Stati Uniti Donald Trump, che loro coltivavano, si è rinchiuso a Mar-a-Lago e la maggioranza degli elettori non lo rimpiange. Secondo «FiveThirtyEight», un servizio di sondaggi, oggi Joe Biden lo batterebbe con il distacco senza precedenti di otto punti. Gli americani hanno capito quel che vuole fare il nuovo presidente e sono d’accordo. Biden vuole spendere denaro pubblico per proteggere e allargare un ceto medio moderato che ritrovi, anche nell’industria, la dignità di un lavoro pagato adeguatamente. Nel mondo propone — con l’appoggio dell’Italia — un’alleanza di democrazie che contenga le infiltrazioni dei regimi di Russia e Cina e garantisca tolleranza e rispetto nella vita civile.

Anche altri riferimenti esterni dei sovranisti sono esposti alla stessa usura del tempo. Israele ha mandato a casa un uomo forte quale è stato per vent’anni Binyamin Netanyahu. I suoi avversari si sono alleati per liberarsene, come a Budapest sta accadendo a Viktor Orbán. Per alcuni nel centrodestra in Italia il premier ungherese — l’uomo che fa chiudere le radio indipendenti, controlla il resto dei media, sopprime per decreto i contratti collettivi di lavoro, cura gli interessi della Cina a Bruxelles — resta ancora un alleato. Lo si va a visitare a Budapest, lo si invita agli incontri di partito in Italia.

Un giorno magari tutto questo armamentario sovranista tornerà di moda, ma oggi sa tremendamente di vecchio. Non bisogna lasciarsi cullare dal fatto che forze politiche ad esso legate oggi competono per il primo posto nei sondaggi perché, come scrive Andrea Capussela («Declino, una storia italiana», Luiss) c’è sempre una differenza fra le preferenze apparenti e le preferenze latenti degli italiani. In assenza di un’offerta politica diversa, gli elettori indicano intenzioni di voto per i partiti che mano a mano meglio interpretano i loro umori e malumori del momento. Esprimono così le proprie preferenze apparenti, a destra come a sinistra nelle diverse fasi. Ma la popolarità crescente di un premier diverso come Mario Draghi — che neppure la cerca — rivela che gli italiani a un livello più profondo oggi chiedono soprattutto concretezza, equilibrio, rispetto non solo formale delle istituzioni democratiche. Del resto questo sembra lo spirito del tempo in tutto l’Occidente. Draghi e Biden lo stanno incarnando. La classe politica italiana invece ha bisogno di aggiornare il proprio software perché — com’è giusto che sia — prima o poi dovrà riprendere la responsabilità diretta del governo. Quel giorno non potremo permetterci di essere né un museo, né un laboratorio.

CORRIERE.IT

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