A volto scoperto ma responsabili
Michela Marzano
È ormai solo una questione di giorni – se non addirittura di ore –, prima che in Italia venga finalmente tolto l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, come accade già in molti altri Paesi europei. Che senso può d’altronde avere portare una mascherina col caldo, quando si è magari in spiaggia o in montagna, oppure anche in città, dove comunque il sole e il clima di vacanze fanno sì che siano davvero pochi coloro che ancora le indossano? Come giustificare l’obbligo in Puglia, in Calabria o in Sicilia (solo per fare qualche esempio) sapendo che la settimana prossima, in molte regioni, le temperature sfioreranno i 36-37 gradi?
Per carità, negli ultimi mesi le mascherine sono state utilissime e necessarie. A scanso di equivoci, preferisco precisarlo. Anche perché restano ancora oggi utili e necessarie non solo negli ambienti chiusi, ma talvolta persino all’aperto, soprattutto quando non è possibile rispettare le distanze di sicurezza e, nonostante le raccomandazioni degli esperti, ci si accalca gli uni sugli altri. Ma un divieto generalizzato, francamente, non ha più ragion d’essere. Anzi. Più si comprimono le libertà individuali, meno si incitano i cittadini a utilizzare responsabilmente la propria testa. Tanto più che, già da tempo, ognuno di noi avrebbe potuto (o dovuto) essere capace di discernimento, e capire ad esempio che, camminando in una strada deserta o in campagna, si poteva anche non indossare la mascherina, mentre era ovvio farlo trovandosi in coda davanti a un’edicola, un bar, un ristorante o a una farmacia.
E allora l’anno scorso? Starà senz’altro pensando qualcuno. Quando i contagi sono crollati non c’è stato un immediato venir meno dei gesti-barriera, dell’attenzione generale e della prudenza? Non sono stati in tanti a festeggiare e ballare gli uni appiccicati agli altri con l’inevitabile conseguenza, qualche mese più tardi, di assistere a una seconda ondata pandemica ha costretto tutte e tutti a tornare a chiudersi in casa? Come si fa a fidarsi del discernimento altrui quando si è già più volte constatata l’assenza totale di spirito critico, ossia di capacità a rendersi conto che i propri comportamenti hanno sempre un impatto sulla vita altrui? La situazione odierna, però, è molto diversa rispetto a quella dello scorso anno. Anche semplicemente perché ci sono i vaccini, e tanti italiani si sono già vaccinati o lo stanno per fare. E poi c’è giustamente l’esperienza, il ricordo di quello che è successo un anno fa, la ferma volontà che tutto ciò non si riproduca più. E poi la necessità che i responsabili politici abbiano fiducia in ognuno di noi, visto che è solo quando si riceve fiducia, che viene poi voglia di mostrarsi affidabili. La fiducia è produttiva, spiegava ormai un secolo fa il sociologo e filosofo tedesco Georg Simmel. La fiducia, nonostante sia rischiosa, crea affidabilità.
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